Un blog per vendere all'estero

Vendere all'estero è una grande opportunità per le aziende italiane, tutte, specie quelle artigianali, piccole e medie.
In questo blog lavoreremo insieme per trovare la strada migliore e avere successo con facilità.

Tra vent’anni sarai più deluso delle cose che non hai fatto che di quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna

Mark Twain.


giovedì 2 agosto 2012

PMI Promuoversi Mediante Internet Intervista a Riccardo Polesel




Riccardo Polesel è un professionista del web, anzi un libero non professionista come si descrive grazie a questa fotografia che sta a caratterizzare il suo blog

Ciò che lo differenzia da tanti altri promotori della rete, me compreso, è che Riccardo abita a Mirandola, terra piagata dal terremoto, e con le conseguenze del sisma ha dovuto convivere e lottare. Proprio in quei giorni usciva il suo testo PMI Promuoversi Mediante Internet, pubblicato da Franco Angeli nella collana Impresa diretta rivolta alla PMI, su come la rete possa essere realmente utile alle piccole e medie imprese per trovare un nuovo facile canale di crescita. Realizzata come una lunga chiacchierata tra imprenditore e consulente, è sicuramente un testo che toglierà molti dubbi e scatenerà nuove idee ai tanti industriali italiani.

Riccardo è davvero possibile per le PMI promuoversi tramite internet?
Più che possibile. Ancora oggi vedo tante PMI cercare il promuovere prodotti eccellenti, risultati rilevanti e progetti innovativi con mezzi molto tradizionali: pagine pubblicitarie, brochure cartacee ed eventi. Investono qui tutte le loro risorse mentre spesso il loro sito Internet è abbandonato e obsoleto. Si tratta di un problema di cultura aziendale: in Italia l’equazione “comunicazione uguale pubblicità” è ancora dominante. La comunicazione online rimane un oggetto misterioso anche se ne parlano tutti.

Che cosa può chiedere a/aspettarsi da Internet una PMI?

Visibilità, relazioni e facilità di contatto con il resto del mondo. Internet è un mezzo di comunicazione formidabile se l’azienda dimostra di crederci davvero. Spesso i potenziali clienti chiedono solo di saperne di più, di avere una risposta alle loro domande, di creare un canale di contatto diretto. È l’azienda stessa a costruire un muro con l’esterno, inconsciamente, solo perché diffida della Rete. Ripeto, non è una questione tecnologica o di business ma solo di cultura aziendale.

Quali sono gli errori più comuni che una PMI commette nell'avvicinarsi ad Internet?

Sono tanti ma quasi tutti riconducibili a un unico errore di fondo: passare dal niente al tutto senza essere consapevoli delle regole del gioco. Ci vuole pazienza, formazione, un progetto, obiettivi definiti e, possibilmente, una mano da un vero esperto in materia, non “l’amico del responsabile IT”. Spesso invece ci si butta a capofitto, pieni di speranze e poveri di preparazione, sperando in risultati di brevissimo periodo. Che ovviamente non arrivano.

Che cosa evitare assolutamente?

Quello che dico subito quando incontro un’azienda è: Internet non è magico, non risolve tutti i problemi. Al di là di quello che scrivono prestigiosi quotidiani e siti Internet, da solo non fa vendere un singolo prodotto in più. Questo deve essere chiaro. Si tratta di uno strumento di promozione potente che porta dei frutti solo se funziona il prodotto che si promuove e soprattutto l’impresa che lo vende.

Che cosa invece fare assolutamente per avere successo?

Non c’è una ricetta sempre valida. L’unico segreto è crederci davvero: fare un progetto, porsi degli obiettivi misurabili di medio/lungo periodo e assegnare delle risorse dedicate. Ho visto aziende molto piccole ottenere risultati notevoli e aziende grandi non raggiungere i propri obiettivi. La comunicazione online è uno strumento sufficientemente meritocratico, a patto di avere la necessaria pazienza e mettere in preventivo che anche il miglior progetto può fallire. James Dyson realizzò 5.127 prototipi prima di costruire il primo aspirapolvere senza sacchetto al mondo. Sbagliando, si impara.

Nel libro illustri una strategia in 10 punti: ce ne puoi parlare?
L’obiettivo era dare punti di riferimento comprensibili per un’azienda italiana, perché la grande maggioranza delle fonti a disposizione prende ad esempio imprese americane, molto diverse dalle nostre. Il tutto per dare un’idea dei passi da fare, che devono essere condivisi all’interno dell’organizzazione Spesso questo è un limite forte per una PMI, dove il quadro generale resta solo nella mente dell’imprenditore. Invece la strategia e i passaggi da fare devono essere chiari a tutti, dalla definizione della mission aziendale alla ricerca delle informazioni che devono essere comunicate. Promuoversi su Internet richiede tempo, risorse, esperienza e passione: solo una squadra che funziona può farlo.

Che investimento è ragionevole mettere a budget (sia in termine di costi sia in termine di attesa) per vedere i frutti?
In termini di costi, non c’è un budget preciso: diciamo che con l’investimento fatto per una pianificazione pubblicitaria annuale su qualche rivista di settore, quello che tante PMI fanno da anni con incerti risultati, si può mettere in piedi un buon progetto di promozione su Internet. A livello di attesa, nella comunicazione c’è sempre bisogno di pazienza: dai 9 ai 12 mesi, poi si valutano serenamente i risultati. Che devono essere tangibili e misurabili.

In che modo i social media possono aiutare la strategia internet delle PMI?

I social media sono utili ma non sono necessari. Certe PMI ottengono buoni risultati online anche senza essere “social” a tutti i costi. La cosa che tutte le imprese però devono fare è conoscere bene gli strumenti, sapere come funzionano e quello che possono dare. Solo poi possono decidere. Anche qui l’aiuto di un bravo consulente esterno può essere utile, leggere un paio di articoli non è mai sufficiente. Un’idea? Utilizzare alcuni dipendenti come esploratori per capire le dinamiche dei social media, con tempi e modalità concordate. Per qualche azienda è un passo rivoluzionario.

Come scegliere il social media più adatto alla propria azienda?

Il mondo “social” è in costante evoluzione ed è un fenomeno ancora nuovo per le PMI italiane, specialmente a livello di analisi dei risultati: avere più contatti non equivale ad avere più opportunità di vendita. Conta sempre la qualità delle relazioni, non la quantità. Twitter è un ottimo strumento per comunicare news aziendali, a patto di dare notizie interessanti per chi legge e ascoltare davvero i follower. Che significa capire lo strumento prima di usarlo.

La strategia PMInternet vale per ogni settore merceologico o alcuni sono..."più internettabili" di altri?

Alcuni settori sono più portati alle “relazioni” di altri, pensiamo al settore turistico, a quello food & beverage, a quello tecnologico. Ma, ripeto, è tutta questione di cultura. Ci sono opportunità enormi nel business to business che non vengono sfruttate perché le aziende stesse ritengono di fare “prodotti brutti per essere comunicati su Internet”. Perché vivono il sito Internet come una semplice vetrina e non come uno strumento di business. Un errore che le aziende anglosassoni non fanno più da anni.

Ci racconti qualche caso di successo?

Un caso a cui sono legato è quello di Eco-Ricicli Veritas, impresa specializzata nella raccolta e selezione dei rifiuti differenziati. Ritenevano di non aver bisogno di un sito Internet perché i clienti li avevano già. Invece abbiamo creato un portale d’informazione che spiegava la strada che fanno i rifiuti dalle case dei cittadini agli stabilimenti che li riciclano, ossia quello che molti di noi non conoscono. Abbiamo fatto vedere come siano risorse e non scarti, facendo formazione con buoni risultati in termini di contatti e riscontri. Abbiamo reso “belle” delle lattine ammaccate: una grande soddisfazione, no?