Diciamolo: a
noi italiani piace farlo da soli. Sì insomma, abbiamo la tendenza a metterci in
proprio. Sarà perché abbiamo molte idee, perché siamo creativi, perché siamo
anche un pochino presuntuosi (ma se non lo fossimo, non avremmo prodotto così
tanta genialità) ma proprio fare le cose insieme non ci va.
La miglior
società è quella che ha numero dispari di soci inferiore a 2.
In questi anni
di crisi le istituzioni e le associazioni di categoria hanno suggerito di
organizzare raggruppamenti temporanei di imprese, lavorare sui comparti,
sviluppare strategia comuni per favorire l’esportazione riducendo i costi.
Un
fallimento. Piuttosto che unirsi al concorrente, che spesso ha la fabbrica
davanti alla mia, preferisco affondare. O spendere di più.
E’ vero, ma
se riuscissimo per un istante solo a immaginare la forza di una sinergia sana,
e compresa realizzarla, saremmo in grado di volare altro.
Ci si può
provare mettendo insieme non aziende che facciano il medesimo mestiere, il
medesimo prodotto, ma aziende che parlino agli stessi clienti, proponendo
soluzioni diverse. Una borsa non è in concorrenza con un capotto, mentre un
paio di scarpe da uomo fatte a mano può essere proposto alla stessa famiglia
che è interessata ad un gioiello o a un golfino di cashmere.
E’ quello
che sto provando a fare con il progetto Hand made in Italy
Puntare al
mercato del gusto nel mondo, il mercato che apprezza il valore della moda e
dell’alimentazione made in Italy e che non compera un prezzo ma la possibilità
di distinguersi, di essere unici, di trovare una estensione alla propria
personalità.
Che cosa si
può fare insieme? Ecco solo qualche idea, che svilupperemo meglio nel prossimo
post:
- blog promozionale
- promozione sui (Web)-media
- vetrina di e-commerce ad alto profilo
- organizzazione di eventi
- partecipazione a fiere
Restate
sintonizzati: entreremo nel dettaglio di questi 5 punti iniziali per
condividere le nostre esperienze.
Nessun commento:
Posta un commento