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lunedì 3 settembre 2012

Evitare gli errori tipici dell'imprenditore





Che cosa vuol dire essere bravi imprenditori? Come battere la crisi? Come superare le difficoltà? Che cosa fare e che errori evitare per riconquistare il successo? Nessun segreto? La condivisione di esperienze può aiutare?
Se esistesse una formula magica e io la possedessi, o meglio molti ne fossero al corrente, probabilmente lo spread sarebbe inferiore ai dieci punti!  Certamente bisogna cambiare qualche cosa se è vero che solo chi sa guardare alla propria situazione con occhi differenti riesce ad avere successo, come testimoniano anche questi articoli: la riflessione, molto intelligente, di Dario di Vico sulla crisi dei commercianti e i dati relativi all’export delle PMI, che segnano la strada per uscire dalla crisi, pubblicati da Istat in agosto, e che trovate qui.
Si può ragionare insieme specie per difetto: questo perché la mente umana tende a escogitare con più facilità idee negative. Possiamo sfruttare questa caratteristica al meglio iniziando ad elencare ciò che di peggio ci può succedere per poi individuarne l’esatto opposto.
Per questo e per segnalare ciò che nella pratica è stato sperimentato come un assist al fallimento, ho chiesto a un nutrito numero di persone delle quali ho molta fiducia di raccontarmi la loro esperienza diretta, di consulenti o imprenditori, e aiutami ad elencare quali sono i peggiori errori che un capitano d’impresa potrebbe fare –o fa o ha fatto- per danneggiare la sua azienda.
L’idea nasce da questo articolo apparso in agosto sul blog Tech Crunch a firma di James Altucher che elenca i 7 fattori per un insuccesso assicurato. Ve li elenco con un mio breve commento prima di lasciare la parola, nei prossimi post, alla galleria di autori che condivideranno con noi le loro storie in merito.

1.   Procrastinare, non prendere decisioni: tutto cambierà, tutto passa, abbiamo sempre fatto così, il nostro mercato è differente… in altre parole il terrore di cambiare, la paura di modificare le proprie abitudini
2.   Zero-tasking: inutile, specie se uomini, inseguire la chimera del multitaskin, fare più cose contemporaneamente. Meglio concentrarsi su una sola e delegare
3.   Perseverare nell’errore: si dice che il successo nasce da una serie di fallimenti dai quali si è appreso. Vero. Ma fallire in questo caso non vuol dire ripetere con costanza il medesimo approccio sperando che il risultato sia diverso. Questa è la definizione di pazzia secondo Chesterton. Provare a considerare punti di vista differenti potrebbe essere la soluzione?
4.   Copiare:  benchmarking è una descrizione nobile ed esotica per dire copiare dalla concorrenza. E se cercassimo di avere una idea originale, magari con l’aiuto di qualcuno?
5.   Scarso networking: il mondo oggi è globale e social: senza una rete di conoscenze non si va da nessuna parte. Soprattutto verso il successo.
6.   Fare di tutto pur di ottenere una risposta positiva: a volte è bene mollare, tirarsi indietro, declinare: è meno doloroso un rifiuto che una vendita fatta con sconti che lasceranno pesanti conseguenze
7.   Giudicare male le persone: non si fa nulla da soli per questo è necessario imparare a giudicare le persone da ciò che fanno e dal valore che apportano.

Buon senso dite? Vero. Ma non vuol dire che il senso buono sia anche comune….

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