In un sistema economico sempre più complesso e in crisi, esportare
rappresenta un’opportunità enorme per reagire al periodo di difficoltà che il nostro Paese sta attraversando
ed uscirne vincenti.
Per avere successo oltre i confini nazionali, oltre ad avere un
prodotto/servizio valido, occorre però partire preparati.
Ho chiesto a Roberto Iacobino, Presidente di Peopleware Solutions, società la cui divisione Communication si occupa anche di accompagnare le società nei loro processi di internazionalizzazione, come sia possibile sfruttare questa opportunità senza correre rischi e senza commettere errori.
“La soluzione migliore è sicuramente quella di affidarsi ad un partner
competente e specializzato, in grado non solo di fornire dei buoni consigli ma
anche di seguire e affiancare
l’azienda in tutte le fasi di preparazione e implementazione del
progetto di export”.
Perché ritiene questo un passo fondamentale?
“Non dobbiamo dimenticare che l’ esportazione è un vero e proprio
percorso e, come tale, deve necessariamente partire da un progetto concreto,
articolato in diverse fasi, ciascuna delle quali va affrontata con competenza e
professionalità, senza lasciare nulla al caso. Analizzare il mercato di
riferimento non è sufficiente, occorre trovare anche il partner giusto sul
territorio, qualcuno che ne conosca le problematiche e le dinamiche politiche,
burocratiche, sociali, economiche
e mediatiche. Solo così è possibile essere riconosciuti dal mercato di
riferimento come interlocutore qualificato e pertanto degno di attenzione".
Quali le strategie da seguire?
"Una delle strategie migliori, quando si va all’estero, è realizzare un
momento di incontro con buyer locali selezionati, di cui si è già provveduto a
testare l’interesse verso il prodotto/servizio e avvalersi della collaborazione
di media e istituzioni locali per dare il giusto risalto alla cosa. In questa
logica è fondamentale anche pensare in maniera per così dire collaterale:
quando esportiamo un prodotto non possiamo e non dobbiamo pensare ad esso come
fine a se stesso ma come parte di un processo più ampio che coinvolge non solo
la produzione e la vendita del bene ma anche la cultura e la filosofia che vi
stanno dietro e che vanno esportate insieme al prodotto. Tipico, in questo senso, è l’esempio
del prodotto alimentare, ma anche di moda o design, la cui promozione e vendita
non possono (e non devono) prescindere dalla cultura che li ha generati e della
quale si nutrono.
Che cosa evitare?
"Uno dei principali errori è quello di sottostimare le differenze culturali. Quante volte, per fare un esempio banale ma ben comprensibile da tutti, ci
siamo trovati all’estero a bere un caffè di marca italiana, preparato con una
macchina da caffè italiana ma con un sapore tutt’altro che italiano? E magari
non abbiamo pensato che l’esportatore di caffè, oltre al prodotto, avrebbe
dovuto “vendere” anche la formazione per una corretta preparazione del prodotto
(sulla base del tipo di acqua usata, o dell’umidità del clima ecc…), una
formazione che solo chi ha la cultura del prodotto può fornire in maniera
adeguata e sufficiente a soddisfare le esigenze del consumatore.
Questi sono alcune delle ragioni che, in un processo di
internazionalizzazione, rendono indispensabile avere la proprio fianco un
partner specializzato e competente che possa accompagnare l’imprenditore lungo
un cammino faticoso quanto affascinante fino al successo dell’iniziativa“.
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