Ma la Polonia è un target per le imprese
italiane? Vale la pena pensare ad esportare nel paese di Solidarnos? Chi meglio
di Antimo
Marandola, fondatore di Euphoria, ci può dare indicazioni preziose per
capire come sia possibile fare grandi e vantaggiosi affari con i polacchi
facendo leva sul made in Italy e sull’onesta. Lo facciamo in due puntate data
la ricchezza di questa chiacchierata
Che cosa è Euphoria e da dove nasce questa
impresa?
Euphoria è l’ultima evoluzione di
precedenti esperienze nell’internazionalizzazione delle imprese e nell’import
export. Tra noi ci sono persone di diversi paesi che fanno questa attività da
più di 20 anni con innesti di giovani specializzati in diverse discipline. Con
queste premesse ci siamo trovati ad essere abbastanza euforici per la nuova
iniziativa ma tutti siamo stati folgorati dall’idea di come chiamare questa
nuova esperienza. Siamo stati tutti d’accordo nello scegliere Euphoria perché
fotografava esattamente il nostro stato d’animo e la sensazione di fare qualche
cosa di utile per le imprese. Volevamo anche rendere l’idea di compagine che
opera in tutto il mondo, senza confini, con una marcia in più ed abbiamo
scoperto il significato etimologico; Euphoria viene dal greco “L’Onnipotente
corre con te” e ci siamo detti che un’ alleanza di questo tipo non si poteva
rifiutare! Altrochè senza confini! Altrochè con una marcia in più …
Perché la Polonia? E’ davvero un mercato
interessante?
Per
caso, alcuni di noi, si sono trovati in Polonia per visitare Auschwitz e nelle
serate libere, approfittando del fatto che i supermercati sono aperti 24 ore,
con la deformazione professionale che ci caratterizza, siamo andati a farci un
giro tra gli scaffali dei supermercati e siamo rimasti colpiti dai prezzi dei
prodotti Made in Italy paurosamente cari. Il giorno dopo breve approfondimento
con intervite alle commesse e ai direttori dei centri commerciali da cui è emerso
che i prodotti italiani si vendono ma si venderebbero molto di più se i prezzi
fossero ragionevoli. L’argomento ci stuzzicava ed abbiamo approfondito capendo
che per un complesso intreccio di norme amministrative ci sono pochi
importatori autorizzati che fanno il bello e cattivo tempo. Tanto è bastato a
scatenare una reazione operativa: c’abbiamo messo un po’ di tempo ma abbiamo
ottenuto la licenza, abbiamo aperto il nostro magazzino, ed inaugurato gli
uffici. Da questo complesso operativo è scaturita la decisione di concentrare
il Polonia la direzione del network che si andava strutturando e che ora è
presente in 29 paesi.
La
Polonia è al centro dell’Europa ed è un crogiuolo di culture. Un ponte ideale
verso tutti i mercati, con una situazione economica in crescita. E’ al quarto
posto nel mondo come sviluppo del settore lusso, ha un Pil positivo mentre
tutta l’Europa va sottozero e c’è un concetto che ci è piaciuto molto: il
lavoro è sacro e la voglia di lavorare si tocca con mano. Inoltre è spassosa perché
c’è una vita culturale effervescente e ricchissima.
Quali sono i settori di mercato più
interessanti per una PMI italiana?
Sicuramente le
infrastrutture visto il fiume di finanziamenti UE che riesce ad attirare grazie
al fatto che riesce a spenderli tutti. Proprio un po’ di tempo fa un impresa
italiana si è aggiudicata il raddoppio dell’aereoporto di Cracovia. Ma
sicuramente il settore del fashion e del food perché in Polonia sgomberando il
campo dallo stereotipo della povertà e dell’idraulico immigrato, la ricchezza
c’è. Cito un solo dato: in Italia stando a una inchiesta del Sole 24 Ore del
settembre 2011, le barche di lusso superiori ai 24 metri sono 233. In Polonia
ce ne sono 1500 (dati Ice) nonostante la pochezza delle coste.
Che cosa apprezzano i polacchi del… made in
Italy?
Apprezzano le nostre doti
principali: l’estro, la creatività, la qualità, il gusto. Per questo motivo,
senza sconfinare nel falso, c’è una fabbrica di scarpe polacca, che tutti sanno
che è polacca e non italiana, che ha chiamato i propri negozi Venezia. Ho
chiesto a diverse ragazze perché sbavano davanti a quelle vetrine, sapendo che
erano scarpe polacche con tanto di etichetta chiarificatrice e la risposta è
emblematica: “ Lo sappiamo che sono scarpe polacche, ma il solo nome, entrare
in quei negozi, ci fa sognare di essere a Venezia … “
Che cosa si aspettano da un fornitore estero?
Le stesse regole valgono
per qualsiasi fornitore estero ma in particolar modo per gli italiani.
Purtroppo i primi ad arrivare sono stati i classici avventurieri che hanno
diffamato abbondantemente il buon nome delle imprese italiane serie. Oggi, è un
dato assodato, essere italiani equivale ad essere truffatori, imprecisi e
inaffidabili, tanto quanto i prodotti italiani sono ritenuti, belli, buoni e di
qualità superiore.
Questa forbice è però facilmente
recuperabile se si accetta di essere presenti fisicamente sul territorio
polacco. Basta un negozio, un ufficio, basta essere a portata di mano se
qualche cosa non funziona e allora si vince la diffidenza. Non si può, per
esempio, affidare un campionario a un rappresentante o vendere on line anche se
questa tecnica funziona moltissimo. E’ necessario esserci per poi mandare in
giro i rappresentanti o spedire i pacchi dell’online.
La Polonia è una prateria
sconfinata per il fashion e il food ma bisogna recuperare anni di malaffare.
Ci racconti qualche tratto saliente della
cultura polacca che può influenzare il loro modo di comperare?
La risposta nella prossima
puntata. Se volete contattare Antimo potete scrivergli a info@euphoriaconnect.com
Nessun commento:
Posta un commento