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giovedì 11 luglio 2013

Esportare in Polonia: la strada dell'euforia




Ma la Polonia è un target per le imprese italiane? Vale la pena pensare ad esportare nel paese di Solidarnos? Chi meglio di Antimo Marandola, fondatore di Euphoria, ci può dare indicazioni preziose per capire come sia possibile fare grandi e vantaggiosi affari con i polacchi facendo leva sul made in Italy e sull’onesta. Lo facciamo in due puntate data la ricchezza di questa chiacchierata


Che cosa è Euphoria e da dove nasce questa impresa?

Euphoria è l’ultima evoluzione di precedenti esperienze nell’internazionalizzazione delle imprese e nell’import export. Tra noi ci sono persone di diversi paesi che fanno questa attività da più di 20 anni con innesti di giovani specializzati in diverse discipline. Con queste premesse ci siamo trovati ad essere abbastanza euforici per la nuova iniziativa ma tutti siamo stati folgorati dall’idea di come chiamare questa nuova esperienza. Siamo stati tutti d’accordo nello scegliere Euphoria perché fotografava esattamente il nostro stato d’animo e la sensazione di fare qualche cosa di utile per le imprese. Volevamo anche rendere l’idea di compagine che opera in tutto il mondo, senza confini, con una marcia in più ed abbiamo scoperto il significato etimologico; Euphoria viene dal greco “L’Onnipotente corre con te” e ci siamo detti che un’ alleanza di questo tipo non si poteva rifiutare! Altrochè senza confini! Altrochè con una marcia in più …

Perché la Polonia? E’ davvero un mercato interessante?

Per caso, alcuni di noi, si sono trovati in Polonia per visitare Auschwitz e nelle serate libere, approfittando del fatto che i supermercati sono aperti 24 ore, con la deformazione professionale che ci caratterizza, siamo andati a farci un giro tra gli scaffali dei supermercati e siamo rimasti colpiti dai prezzi dei prodotti Made in Italy paurosamente cari. Il giorno dopo breve approfondimento con intervite alle commesse e ai direttori dei centri commerciali da cui è emerso che i prodotti italiani si vendono ma si venderebbero molto di più se i prezzi fossero ragionevoli. L’argomento ci stuzzicava ed abbiamo approfondito capendo che per un complesso intreccio di norme amministrative ci sono pochi importatori autorizzati che fanno il bello e cattivo tempo. Tanto è bastato a scatenare una reazione operativa: c’abbiamo messo un po’ di tempo ma abbiamo ottenuto la licenza, abbiamo aperto il nostro magazzino, ed inaugurato gli uffici. Da questo complesso operativo è scaturita la decisione di concentrare il Polonia la direzione del network che si andava strutturando e che ora è presente in 29 paesi.
La Polonia è al centro dell’Europa ed è un crogiuolo di culture. Un ponte ideale verso tutti i mercati, con una situazione economica in crescita. E’ al quarto posto nel mondo come sviluppo del settore lusso, ha un Pil positivo mentre tutta l’Europa va sottozero e c’è un concetto che ci è piaciuto molto: il lavoro è sacro e la voglia di lavorare si tocca con mano. Inoltre è spassosa perché c’è una vita culturale effervescente e ricchissima.

Quali sono i settori di mercato più interessanti per una PMI italiana?

Sicuramente le infrastrutture visto il fiume di finanziamenti UE che riesce ad attirare grazie al fatto che riesce a spenderli tutti. Proprio un po’ di tempo fa un impresa italiana si è aggiudicata il raddoppio dell’aereoporto di Cracovia. Ma sicuramente il settore del fashion e del food perché in Polonia sgomberando il campo dallo stereotipo della povertà e dell’idraulico immigrato, la ricchezza c’è. Cito un solo dato: in Italia stando a una inchiesta del Sole 24 Ore del settembre 2011, le barche di lusso superiori ai 24 metri sono 233. In Polonia ce ne sono 1500 (dati Ice) nonostante la pochezza delle coste.

Che cosa apprezzano i polacchi del… made in Italy?

Apprezzano le nostre doti principali: l’estro, la creatività, la qualità, il gusto. Per questo motivo, senza sconfinare nel falso, c’è una fabbrica di scarpe polacca, che tutti sanno che è polacca e non italiana, che ha chiamato i propri negozi Venezia. Ho chiesto a diverse ragazze perché sbavano davanti a quelle vetrine, sapendo che erano scarpe polacche con tanto di etichetta chiarificatrice e la risposta è emblematica: “ Lo sappiamo che sono scarpe polacche, ma il solo nome, entrare in quei negozi, ci fa sognare di essere a Venezia … “

Che cosa si aspettano da un fornitore estero?

Le stesse regole valgono per qualsiasi fornitore estero ma in particolar modo per gli italiani. Purtroppo i primi ad arrivare sono stati i classici avventurieri che hanno diffamato abbondantemente il buon nome delle imprese italiane serie. Oggi, è un dato assodato, essere italiani equivale ad essere truffatori, imprecisi e inaffidabili, tanto quanto i prodotti italiani sono ritenuti, belli, buoni e di qualità superiore.
Questa forbice è però facilmente recuperabile se si accetta di essere presenti fisicamente sul territorio polacco. Basta un negozio, un ufficio, basta essere a portata di mano se qualche cosa non funziona e allora si vince la diffidenza. Non si può, per esempio, affidare un campionario a un rappresentante o vendere on line anche se questa tecnica funziona moltissimo. E’ necessario esserci per poi mandare in giro i rappresentanti o spedire i pacchi dell’online.
La Polonia è una prateria sconfinata per il fashion e il food ma bisogna recuperare anni di malaffare.


Ci racconti qualche tratto saliente della cultura polacca che può influenzare il loro modo di comperare?


La risposta nella prossima puntata. Se volete contattare Antimo potete scrivergli a  info@euphoriaconnect.com

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