Seconda puntata. Qui
trovate la prima parte.
Ma la Polonia è un target per le imprese
italiane? Vale la pena pensare ad esportare nel paese di Solidarnos? Chi meglio
di Antimo
Marandola, fondatore di Euphoria, ci può dare indicazioni preziose per capire
come sia possibile fare grandi e vantaggiosi affari con i polacchi facendo leva
sul made in Italy e sull’onesta. Lo facciamo in due puntate data la ricchezza
di questa chiacchierata
Ci racconti qualche tratto saliente della
cultura polacca che può influenzare il loro modo di comperare?
I Polacchi vanno
considerati molto diversi tra loro a seconda che abbiano molto più di vent’anni
o meno perché sono appena vent’anni che sono usciti dalla cappa del regime
comunista e certi ricordi sono difficili da dimenticare. Una ragazza mi
raccontava di quando era bambina e da Cracovia doveva prendere il treno, fare
80 chilometri, per andare a comperare la carne. Mi raccontano di quando
uscivano a fare la spesa non con la lista delle cose da comperare ma con la curiosità
di vedere cosa ci fosse sugli scaffali e comperare magari sapone anche se a
casa mancava un paio di pantaloni.
Oggi tutto questo è solo un
bagaglio di ricordi ma la parsimonia e l’oculatezza sono rimaste nel Dna dei
polacchi per cui un miliardario polacco proprietario di una catena di centri
commerciali, raccontava in una intervista, che i suoi amici ricchi li vede
sistematicamente quando ci sono i saldi. Guardano, osservano, analizzano e
comparano. Poi scelgono il meglio…
Una signora ricca polacca,
non so come, aveva saputo della pasta italiana colorata e preso l’autista, la
sua macchinona e un interprete è voluta andare a Gragnano per comperarae la
pasta colorata. Appena ha scoperto che in fabbrica non le potevano vendere la
quantità necessaria per una cena con quattro amici, non s’è persa d’animo e ha
comperato uno scatolone di pasta per ogni tipo a condizione che la ditta
provvedesse a portargliela a casa. Pensate cosa significherebbe far sapere a
quella signora che sotto casa c’è un punto di degustazione vendita dei prodotti italiani, anche
colorati.
Vendere non vuol dire solo esporre: che cosa
dovrebbe fare una PMI italiana per fare la differenza e farsi conoscere al
mercato polacco?
Prima di tutto partire dal
detto “se non tocco non compro” e quindi esserci. Molte interpreti e guide
turistiche stanno cambiano mestiere per accompagnare i ricchi nei loro shopping
tour in Italia con agende di appuntamenti nelle migliori boutique. Pensi che in
tutta la Polonia non esiste un solo posto in cui una signora possa andare a
vedere una sfilata di moda di firme straniere. Ha incominciato Vuitton aprendo
uno showroom di 500 metri quadrati mentre le imprese italiane continuano a
pensare che basta un agente e un campionario.
Per il food c’è la solita
maledizione dei ristoranti italiani che non credono nel loro lavoro e pensano
di attrarre più clienti se stravolgono il mangiare italiano e lo “traducono” in
piatti polacchi. La conseguenza è che solo pochi sanno che cos’è il Parmigiano
Reggiano ma tutti hanno assaggiato il parmesan pensando che sia un cugino
povero del provolone. Molti amici polacchi mi dicono che quando arrivano in
Italia, appena superati controlli aereoportuali, prima di tutto vanno al bar a
prendere un vero caffè italiano. Sono cose incredibili pensando che molti si
lamentano della crisi. Aprire un bar VERO significa vendere il caffè allo
stesso prezzo che in Italia, avendo i costi fissi che sono la metà ma
continuiamo a stare in Italia a piangerci addosso.
E che cosa non fare, quali errori evitare?
Prima di tutto non partire
con la supponenza tipica italiana per cui “semo li mejo”. Abbiamo moltissimo da
imparare e dobbiamo avvicinarci alla nazione polacca con molto rispetto. Sono
dei gran lavoratori, con un livello medio di cultura individuale di gran lunga
superiore alla nostra. In Polonia le scuole sono molto buone ed altrettanto
severe per cui un ingegnere è un vero ingegnere e così via.
Non hanno la fuga dei
cervelli ma il “prestito” dei cervelli visto che la stragrande maggioranza dei
professionisti si è laureata o specializzata nelle migliori università estere
con l’assoluta certezza di tornare ed esercitare in patria. Lo studente
universitario lavora sui libri con lo stesso impegno dell’operaio in un
cantiere o in fabbrica perché la sacralità del lavoro è pregnante in ogni
aspetto.
Per me la Polonia, rispetto
all’Italia, è indietro di 50 anni ma non in senso dispregiativo. Sono ancorati
alla voglia di fare e ai valori dell’Italia degli anni ’50 quando l’Italia era
tutto un cantiere e si vedeva la voglia dell’emancipazione. La Polonia ha
conservato questo spirito correndo come una locomotiva verso la modernità ma
senza tralasciare un briciolo dei loro valori che invece noi ci siamo persi per
strada.
Anche al bar tutti mi danno
del lei come non si fuma, neppure all’aperto, nelle vicinanze delle fermate
degli autobus perché possono esserci persona costrette a stare ferme alla
fermata e non gradiscono il fumo. Cito queste due regolette non scritte per
dire che i polacchi sono molto rispettosi dell’altro e un atteggiamento del
genere se lo aspettano. Educazione e rispetto quindi che negli affari si
declina con meno pacche sulle spalle e più informazioni precise e, ovviamente,
nella loro lingua. Volendo riassumere in una parola direi “prossimità” alle
loro abitudini, alle loro tradizioni e alle loro leggi. Dimostrare di conoscere
la loro storia, i loro musicisti e i loro scienziati è un ottimo viatico per
entrare nelle loro simpatie.
Che cosa offre Euphoria alle PMi italiane?
Che servizi proponete?
Per la Polonia come per gli
altri 28 paesi in cui siamo presenti abbiamo cementato un team composto da
persone che parlano ugualmente l’italiano e la lingua locale, oltre l’inglese.
Faccio riferimento alla lingua per dire che sono persone che in quel paese ci
vivono stabilmente da anni e vanno allo stadio con gli amici o la mattina,
vanno in banca per sbrigare operazioni. Tutto ciò significa che sono persone
radicate nella realtà locale quotidiana e che se devono consigliare una banca,
hanno rapporti con il direttore.
A monte di questo
radicamento ci sono curricula di tutto rispetto che permettono al network di
impostare nei migliore dei modi le operazioni di import export tra i paesi più
disparati e tutta la consulenza collegata. Interveniamo anche nei sistemi di
pagamento avendo messo in rete una molteplicità di banche di tutti i paesi. Con
il nostro sistema che abbiamo chiamato CASH NOW, l’esportatore può vendere a
rate, in qualsiasi paese, per qualsiasi importo, venendo pagato subito pro
soluto.
Mi spiego meglio con un
esempio. Mario, esportatore italiano vende a Ibraim in India un macchinario che
costa 1 milione di euro. Ibraim fa le cambiali internazionali, ottiene l’avallo
da una delle banche indiane che noi accettiamo e una banca che per comodità chiamiamo
di Londra, smobilizza le cambiali e paga subito Mario con la formula pro soluto
che significa che qualsiasi cosa succeda dopo Mario non viene più coinvolto. In
linguaggio tecnico si chiama without recorse e cioè anche se Ibraim non paga le
rate, se scoppia una guerra o qualsiasi altra cosa, saranno problemi della
Banca di Londra e di Ibraim, ma non più di Mario.
Il CASH NOW è uno strumento
eccezionale perché Mario può vendere di più con la matematica certezza di
essere pagato. Viceversa Ibraim sarà più incoraggiato a comperare perché il
macchinario lo può pagare – nel caso dell’India – in 7 anni e quindi pagarlo
con gli utili stessi che il macchinario produce.
Il complesso dei nostri
servizi quindi pemette di vendere di più, in 29 paesi, con assistenza
consulenziale qualificata e con efficaci strumenti finanziari.
A margina di tutto questo
ci sono i progetti che nascono dal nostro reparto Ricerca & Sviluppo come
quello dello showroom in Polonia. Stiamo ristrutturando un immobile di 850
metri quadri in pieno centro di Cracovia in cui ospiteremo un bar, ristorante,
pizzeria, spazio eventi e sfilate di moda. Nello stesso showroom una PMI
italiana potrà prendere uno spazio di quanti metri gli occorrono e realizzare
per un certo periodo il suo shop nello shop. Una soluzione che permette la
prossimità di cui parlavamo a costi bassissimi, per entrare nel mercato e
magari dopo il test, ampliare il proprio spazio o decidere per un negozio
monobrand.
Altre iniziative le stiamo
lanciando per usufruire dei vantaggi del bando Insieme per vincere della
Regione Lazio e stiamo costituendo un consorzio export sulla stregua delle
disposizioni del Ministero Commercio Estero.
Tre consigli da 140 caratteri
all'imprenditore italiano che vuole esportare oggi
Guardare ed operare
all’estero non è più un vezzo o un optional ma una necessità irrinunciabile.
Anche quando la crisi sarà superata non ci sarà spazio a sufficienza per
l’intera offerta italiana nel mercato domestico. L’offerta è troppo superiore
alla domanda. E’ come se in un paesetto con un solo abitante ci fossero due
bar.
Andare all’estero quindi
per allargare il numero dei propri clienti e l’importanza delle vendite ma se
andare all’estero è obbligatorio bisogna fare attenzione nella scelta di chi
potrà aiutare l’impresa nell’impatto con ambiente, abitudini e normative
completamente diverse.
Per spiegarmi voglio
raccontare una barzelletta.
Sapete che cos’è il
Paradiso? E’ un posto in cui ci sono i poliziotti inglesi, i meccanici
tedeschi, i cuochi francesi, gli amanti italiani e tutto è organizzato dagli
svizzeri.
Sapete che cos’è l’Inferno?
E’ un posto in cui ci sono i poliziotti tedeschi, i cuochi inglesi, i meccanici
francesi, gli amanti svizzeri e tutto è organizzato dagli italiani.
Questa barzelletta ci
insegna che non è vero che cambiando l’ordine degli addendi il prodotto non
cambia e stesso insegnamento dovremmo applicare nella scelta del nostro
compagno di avventura all’estero. Scegliere chi sul posto ci vive, che offre
gli stessi servizi sia sotto casa propria che in svariati paesi, che lo fa con
competenza e preparazione, che non sia una presenza virtuale ma in carne ed
ossa, che sia capace di assistere l’impresa in tutti i risvolti consulenziali e
che sia un partner capace e profondo conoscitore dei sistemi di pagamento
internazionali.
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