Prossimo post Giovedì 22 dicembre
Ho lavorato di persona con alcune camere di commercio
italiane all’estero. Ho sempre trovato la massima professionalità associate ad
una cortesia e tratto umano sorprendenti. In positivo si intende.
Ho chiesto a questi amici, perché tali sono diventati nel
frattempo, di aiutarci a capire dal loro punto di vista privilegiato cosa si
debba fare e cosa non fare per promuovere i propri prodotti all’estero.
La prima a rispondere è la Camera di Houston, che segue tutta la zona Sud Ovest degli
States, che fa centro sul Texas ovviamente. Organizza alcune fiere dedicate al
made in Italy tutti gli anni, la più efficace delle quali è l’IFE ovvero l’ Italian
Fashion Expo rivolto agli operatori della moda che possono qui incontrare i
buyer delle grandi catene USA.
Ecco che cosa ci suggeriscono.
Quali sono
gli errori più frequenti, e più pericolosi, delle aziende italiane le processo
di export?
Gli errori più comuni delle PMI italiane
insistono sostanzialmente in queste due aree.
a) Innanzitutto nel considerare la domanda di prodotti derivante
da altri Paesi alla stregua di quella italiana. In questo caso le imprese cercano
di penetrare il mercato attraverso strategie che prevedono la replica delle
practices adottate nel proprio Paese d’origine. Altre volte, imprese che
operano già all’estero, replicano il modello di esportazione che ha avuto
particolare successo in un Paese per ogni nuovo Paese coinvolto. Dal punto di
vista strategico questo errore è molto rilevante e rischia di compromettere la
buona riuscita dell’operazione di esportazione.
Dunque,
prima di procedere all’esportazione, occorre effettuare ricerche specifiche per
acquisire informazioni sulle caratteristiche della domanda di un certo Paese,
chiedendosi in che modo il proprio prodotto può essere percepito dal target
prescelto.
b) Altri errori
emergono inoltre nella gestione delle relazioni, in molti casi le PMI
concentrano i propri sforzi sulla stipula del contratto di fornitura
(condizione indispensabile per avviare l’esportazione), ma risultano carenti
nella gestione dell’ordine (trasporto, tempistiche)e nell’assistenza post-
vendita.
Questo errore influisce negativamente
sulla percezione della qualità della fornitura da parte della controparte che,
pur riconoscendo la qualità dei prodotti, risulta insoddisfatta, con
conseguenze rilevanti sulla continuazione del rapporto di fornitura.
Per
sopperire a questi problemi bisogna innanzitutto cercare di controllare i tempi
e le modalità di spedizione, cercando di adottare un sistema efficace di
tracciabilità degli ordini, e curare il rapporto con il consumatore/
controparte esteri , focalizzandosi sulla percezione dei servizi connessi
all’acquisto. Negli USA i clienti
manifestano esigenze specifiche soprattutto nell’assistenza post-vendita.
Quali consigli potete dare alle imprese italiane
che desiderano esportare?
che desiderano esportare?
1) Creare un network stabile ed efficace di relazioni tra i soggetti coinvolti nel processo di esportazione, a tal fine esistono principalmente 2 modi per raggiungere questo obiettivo:
- Partecipare attivamente a fiere del settore/ convention e altre occasioni di incontro all’estero con vettori e clienti finali in modo da far conoscere il proprio prodotto e stabilire rapporti duraturi. Naturalmente ciò implica la necessità di cercare informazioni circa le date, le modalità di partecipazione e i soggetti presenti alle varie manifestazioni.
- Rivolgersi a soggetti operanti sul territorio (Camere di commercio, Associazioni di categoria, quel che resta dell’ICE) per promuovere il proprio prodotto e per incontrare imprese/distributori locali. In questo caso l’impresa può usufruire di un network già presente e interagire con controparti già coinvolte nel mercato, riducendo in tal modo le spese legate al reperimento di informazioni e le asimmetrie informative legate all’ingresso in un nuovo mercato.
2) Se si ha
intenzione di continuare a servire il mercato americano nel medio e lungo
termine è necessario essere presenti sul territorio.
Negli Stati
Uniti infatti gli acquirenti preferiscono trattare con aziende presenti a
livello locale, ciò rende più agevoli le contrattazioni e l’assistenza durante
tutto il processo di acquisto. Aprire una società negli Stati Uniti è
un’operazione semplice e poco costosa, dunque mediante un investimento
relativamente modesto si riesce ad accedere a benefici che nel lungo termine
risultano essenziali per il processo di esportazione.
3) Avviare
una campagna di promozione efficace per entrare nel nuovo mercato.
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