Antonio Oteri, fondatore e manager del gruppo
Linkedin Italian
doing business in Brazil, presente sui vari social, tra cui Facebook e Twitter, consulente, scrittore, esperto
del Brasile dove vive da parecchi anni: che cosa potevo trovare di meglio per
parlare del mercato di quella che è definita la
quinta potenza economica al Mondo? Lascio dunque subito a lui la parola per
spiegarci meglio questo paese-continente dall’altra parte del mondo.
1)
Due libri con destinazione Brasile: ci
racconti brevemente che cosa hai scritto e perché?
I due libri sono legati al Brasile ma hanno due finalità differenti.
Il primo “Operazione Fräulein. Come sposarsi e vivere Felici.
Dall’Italia al Brasile con Passione”, è nato da un mio desiderio personale affettivo ma anche da una specifica
richiesta di molte persone che volevano conoscere il segreto di come fossi
riuscito a evitare la crisi economica europea, approdare in un paese emergente
e realizzare al tempo stesso il sogno della mia vita, ossia
avere una famiglia numerosa che potesse crescere in un contesto sociale
positivo.
Il secondo “Ciao
ciao Italia. Vado a vivere in Brasile. Istruzioni e suggerimenti da emigranti
di successo”, è legato alla mia attività di networking che ho sempre svolto
in parallelo al mio lavoro nella gestione della Information Technology in
aziende del ramo Telecom. Molte persone che avevano il desiderio o si
accingevano a
tentare il grande passo verso il Brasile, spesso mi chiedevano come potesse
essere possibile muoversi per affrontare le varie difficoltà da emigrante senza
correre il rischio di fallire
miseramente e tornarsene a casa in una situazione peggiore di quando erano partiti. Per entrambi ho potuto contare sull’aiuto di un valido scrittore emergente,
Vincenzo Russo, con cui ho lavorato quotidianamente a stretto contatto.
2) Il Brasile rappresenta un mondo
da sogno: calcio, bellezze locali, spiagge e adesso anche prospettive
commerciali. È davvero così?
Dipende dai punti di vista e dal modo di come si affronta la sfida. Come in
ogni luogo, tutto quello che appare bello e accattivante bisogna conquistarselo
impegnandosi duramente. Purtroppo molti italiani si sono abituati ultimamente a
volere avere tutto pronto e hanno perso lo spirito propositivo di esploratori e
conquistatori che avevano le vecchie generazioni ossia gli italiani di una
volta. Lo spirito con cui sono stati scritti i due libri è di risvegliare, in
forma differente, la positiva attitudine di molti italiani che hanno avuto
successo nella famiglia e nel lavoro mettendo in campo la capacità di evitare
insidie e imboscate e di pianificare azioni vincenti imparando da chi aveva
saputo affrontare vittoriosamente le proprie conquiste.
3) Quali settori industriali
italiani dovrebbero veramente considerare il Brasile come un mercato sul quale
investire subito?
Nel libro sono dettagliati i principali settori. Ne cito qualcuno come
esempio: l’edilizia, l'energia, l’agricolo, il meccanico, la tecnologia applicata
all’agro-alimentare, l’Information Technology, la moda. Il fotovoltaico
potrebbe avere degli interessanti sviluppi.
4) Quali gli errori da non
commettere avvicinandosi al mondo brasiliano?
Occorre evitare di considerare il Brasile semplicemente una terra di
conquista e un mercato dove potere piazzare le merci invendute in Italia.
Bisogna sapere che brasiliano è un cliente che non vuole lo stesso prodotto del
consumatore italiano, ma di un prodotto specifico adatto al clima e al gusto tropicale
e con un’assistenza post-vendita specifica. Un altro errore è di pensare di esportare
senza produrre o aprire una rappresentanza di supporto locale. Le tasse
brasiliane sono molto alte che possono arrivare fino al 100% del valore della
merce e molto più complicate di quelle italiane con differenze forti anche da
stato a stato o da comune a comune. Se si esporta senza tenere conto di tali
variabili, si rischia di avere un prodotto fuori mercato a causa del prezzo e dei
possibili problemi di distribuzione in un paese immenso e col più alto livello
di frodi al mondo.
5) Sono molti gli intermediari che
si offrono per guidare PMI e artigiani italiani in Brasile: quali i criteri per
sceglierli?
Ci sono molti intermediari, che spesso non sono in grado di valorizzare
adeguatamente i prodotti italiani. La soluzione migliore è quella di trovare un
italiano residente in Brasile che sappia capire le due culture e con la
capacità di pianificare come attaccare il mercato. Sono riuscito personalmente ad
aiutare le PMI costituendo una grande rete sociale, Italians Doing Business in
Brazil, che in quattro anni è arrivata a circa 3.000 aderenti e che, attraverso
la rete LinkedIn, supporta il contatto diretto tra i diversi aderenti e lo
scambio di importantissime informazioni in forum dedicati. Insieme con altri gestori,
controllo continuamente il comportamento degli aderenti riuscendo a proporre dibattitti
specifici con articoli e materiale di alto livello. Il tutto in modo spontaneo e
guidati dal principio del networking, cioè attraverso la condivisione e la collaborazione.
6) Vivere in Brasile: che cosa
cambia? Che cosa si “perde” e che cosa si “guadagna”?
A parte qualche eccezione, molti italiani si sentono a casa propria. Nella
prefazione del libro, il console aggiunto dell’Ambasciata Italiana riporta che in
Brasile vivono trenta milioni di figli di italiani, di cui la metà nello stato
di San Paolo. Quindi per le PMI italiane, non è si difficile gestire il mercato
Brasiliano. Occorre sapere applicare le idee di business italiane: il mercato
si presta facilmente alle idee di come portare qualcosa dall'Italia qui in
Brasile o viceversa. Lo faccio spesso anch’io. Sono convinto che il Brasile
offra un mondo di opportunità che bisogna cogliere con la dovuta preparazione e
spirito imprenditoriale professionale.
7) Come si vede l’Italia dal
Brasile? Che cosa se ne pensa?
L’hanno spiegato i cinquanta professionisti affermati in una lunga
intervista. In sintesi posso confermare che in Brasile c'è molta ammirazione e
stima verso l’Italia. Attrazione per la storia, per le automobili, per i molti
cibi prelibati, per la moda, per il calcio, per la musica, per i pittori e gli
altri artisti, per gli elicotteri, per le imbarcazioni, e per molto altro
ancora. Personalmente non ho mai capito perché molti italiani si sono lanciati
nel mercato cinese, molto più avverso e complicato, rispetto a quello
brasiliano che è disponibile a essere conquistato da un paese con molte affinità
come l'Italia.
8) Torniamo ai tuoi libri: perché
leggerli?
I libri sono un invito ad affrontare la vita con felicità e allegria, e al
tempo spesso, un invito a una riflessione di come raggiungere obiettivi
concreti e con un approccio strutturato e metodico tipico di chi ha il
desiderio di conquistare grandi mete. Per riuscire nella vita bisogna essere
preparati adeguatamente ad affrontare contro le peggiori insidie. Penso che tutti
dobbiamo essere umili a imparare da chi è in grado di aiutarci a capire cosa studiare,
come reagire quando dobbiamo affrontare un certo problema, quali errori evitare
di commettere.
La mia esperienza nel matrimonio e nel lavoro insieme alla saggezza e la capacità
di tanti italiani affermati aiuteranno molte persone a ritrovare i giusti
stimoli a costruire il proprio futuro con meno pessimismo e più voglia di
affermarsi.
Per terminare posso affermare che c’è anche motivo letterario per leggerli
nel tempo rubato agli impegni: entrambi i libri si lasciano leggere tutto di un
fiato, con uno stile scorrevole e coinvolgente.
9) Un consiglio dall’estate
brasiliana all’inverno italiano: come guardare al futuro con serenità e
speranza?
Quando nel 1992 ho iniziato a intravedere il declino italiano, ho avuto la
sensazione che l’Italia aveva perso una generazione o forse due. Nel Belpaese
la gente si trova impantanata in una situazione difficile perché da una parte
un gruppo vasto di "veterani" non vuole perdere i privilegi
acquisiti, dall’altra non si trovano più soldi per sostenere tali privilegiati
e lo stato sociale al tempo stesso. Poi c’è il grosso problema del lavoro che
coinvolge tantissimi giovani che si trovano nella condizione di non potere
contare su un futuro certo, di non potere crescere e acquisire l’esperienza
lavorativa e manageriale per potere permettere all’Italia di rimanere tra i
primi paesi più industrializzati. L'Italia rischia di perdere molte posizioni in
alcuni decenni.
A distanza di anni ho una maggiore consapevolezza della validità delle mie
scelte e che non avrei potuto mai cambiare il mio adorato paese; oggi ho la
convinzione di avere trovato probabilmente il paese più vicino alla mia cultura
siciliana, così sono emigrato in Brasile.
Il come ci sia riuscito, e come ci siano riusciti molte altre persone che
raccontano la propria esperienza, lo potete sapere leggendo le pagine di due
bei libri. Parola di Antonio Oteri e Vincenzo Russo.
Il brasile non e' assolutamente low risk e nemmeno low cost.
RispondiEliminaOvviamente nessun Paese lo è. E neanche nessuna attività imprenditoriale sta in piedi senza investimenti e non presenta alcun rischio.
RispondiEliminaSono pienamente d'accordo con quello che intende dire Publio.
Non mi pare peraltro che Antonio nella sua intervista sostenga che il Brasile sia un paese low cost e low risk.
Il titolo di un blog è una cosa, il contenuto di un singolo post è diverso.
Ciò che cerchiamo di fare con questi articoli è di suggerire strade che permettano alle PMI, agli artigiani e agli stilisti, di prendere in esame strategie e strade di export che permettano di investire cifre accettabili con basso rischio. Obiettivo che credo stiamo sicuramente raggiungendo.
Grazie.
Paolo
Nei prossimi anni il Brasile sarà al centro dell'attenzione internazionale a causa di due eventi che rappresentano i massimi eventi globali (se escludiamo le guerre), Mondiali di calcio e Olimpiadi. Un giro di affari di diversi miliardi di euro e opportunità anche per molte PMI.
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