Exportiamo è un progetto di IBSITALIA che intende sostenere le aziende italiane,
specie le PMI, nell’impresa, o forse è meglio dire nell’avventura, di trovarsi
un futuro vendendo nei mercati esteri. Ho chiesto al suo AD di rispondere ad
alcune domande per capire come le nostre aziende possono approfittare della
loro esperienza per prendere la scorciatoia verso l’estero.
Pubblicheremo le
risposte di Alessio Gambino, di cui trovate a fine articolo l’interessante
curriculum, in due puntate.
Quali sono i vantaggi per le PMI italiane
nell'export?
Le
Pmi italiane possono trarre notevoli vantaggi dall’attività dell’export. Primo
fra tutti quello di accrescere il
numero di nuovi consumatori entrando in nuovi mercati. Ciò produce ricadute
positive per l’azienda quali l’aumento di: fatturato, grazie alla
diversificazione dell’attività su più aree geografiche; competitività; grado di
innovazione dei prodotti e dei processi e la possibilità di diversificare i
rischi. Inoltre, se l’imprenditore vuole approcciarsi all’export o più in
generale affrontare tutto il processo di internazionalizzazione, dovrà
necessariamente riorganizzare la propria azienda sotto il profilo delle risorse
umane e dei processi interni destinando nuove risorse agli investimenti
produttivi ed alla formazione dei propri dipendenti.
Basta avere un buon prodotto per poter
sfondare all'estero?
Avere
un buon prodotto sicuramente non è sufficiente per avere successo all’estero.
E’ necessario essere ben strutturati e organizzati, il che si riflette
nell’ottimizzare la supply chain e la propria logistica; riuscire a godere
costantemente del supporto e dell’assistenza di un consulente, meglio ancora se
in loco; monitorare la customer satisfaction, al fine di individuare sin da
subito i gusti, le preferenze e il grado di soddisfacimento del cliente. A tal
proposito, è fondamentale attuare una politica di marketing che sia sensibile
alle esigenze e ai bisogni del proprio target di consumatori, ma al tempo
stesso flessibile a eventuali migliorie o modifiche.
Quali errori non vanno commessi nel
pianificare una azione di export?
Il
processo di internazionalizzazione/export non è certamente facile e tra gli
errori in cui si può incappare c’è
sicuramente quello di non aver segmentato sufficientemente bene il nuovo
mercato di riferimento, non riuscendo a tarare il proprio prodotto alla domanda
locale. Altro errore tipico è quello di trovarsi a corto di liquidità su
progetti di espansione internazionale a cui si è dato inizio ma che si fa
fatica a portare a termine nel medio lungo periodo. Sconsigliamo di
avventurarsi su mercati esteri con operazioni spot e senza un’adeguata leva
finanziaria.
Quali gli errori più frequenti che avete
visto commettere alle aziende italiane?
Nella
nostra lunga esperienza di consulenti all’internazionalizzazione, abbiamo
riscontrato spesso superficialità da parte delle imprese italiane che, spinte
da un entusiasmo iniziale verso un obiettivo, a volte, nemmeno troppo chiaro,
non sono riuscite a concretizzare veramente il progetto. Sicuramente occorre
informarsi meglio sul paese di destinazione e bisogna formare il proprio
personale in modo adeguato cercando di minimizzare i rischi.
Quali sono oggi i paesi più interessanti per
le imprese italiane? quali i settori?
Tra
i Paesi più interessati su cui puntare ci sono sicuramente il Brasile e tutti i
Next 11. I settori sono quelli tradizionalmente più legati al
manifatturiero Made In Italy. C’è
spazio inoltre per i servizi avanzati, per le energie rinnovabili, per
l’e-commerce.
Nel prossimo post le risposte a queste
domande:
perché affidarsi ad una società di consulenza
per le strategie internazionali?
che cosa dovrebbe assolutamente fare una
impresa italiana prima di o per progettare un piano di export?
quanto conto il marketing per il successo
nell'export?
che aiuto può venire dalla rete e dai social
media?
perché le imprese italiane sono ancora così
concentrate sul prodotto?
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