Il rischio del bazar c’è, forse è connaturato nel nostro
modo di agire, di pensare.
Sono iscritto a diversi gruppi di Linkedin che si occupano
di ragionare sull’export. E quasi ovunque vedo il gruppo passare attraverso
questa fase di turbolenza, quella dove c’è gente che offre di tutto e
consulenti locali che si offrono come tramite per esportare tutto ovunque.
Un bazar appunto.
Che non dico non possa dare frutti. E sicuramente anche
l’occasione per trovare scambi commerciali di sta.
Ma da un gruppo mi aspetto molto di più. Mi aspetto che chi
si propone come facilitatore di vendite locali mi spieghi come si fa a vendere
in quel paese, che insomma risponda a queste domande
a) perché
il mercato di quello specifico paese è interessante per il made in Italy
b) quali
sono i beni/servizi più richiesti
c) che
cosa chiede il mercato in termini di qualità servizio attenzione
d) come
fare a farsi conoscere affermando la reputazione
e) come
fare a entrare nel paese: fiere, pubblicità, rete distributiva
f) come
strutturare una rete locale
g) quali
sono i vantaggi specifici del mercato
h) che
segmenti di mercato sono più appetibili e perché
i) quali
sono i limiti del paese: dazi, tasse, richieste fiscali o legali
j) che
servizi offri tu che ti presenti come mediatore, perché dovrei fidarmi di te
E che chi vuole esportare non pensi di andare al mercato e
piazzare un listino on line per vedere se funziona, ma faccia domande, spieghi
perché pensa di avere successo in quel o in quei paesi, che insomma si presenti
facendo capire che ha un valore aggiunto tale da poter superare la concorrenza
locale e quella di altri esportatori.
Mi aspetto quindi un dibattito, domande e risposte,
condivisione di conoscenza, domande che costringono a riflettere, risposte che
aiutano a decidere.
Sennò Linkedin che ci sta a fare?
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