È una delle ricchezze della nostra Italia, forse la prima
per origine e fama. Eppure facciamo fatica a condividerla. Ne parlano molti, ma
alla fine ad apprezzarla sembrano essere in pochi nel mondo. Che cosa
sbagliamo?
Di nuovo voglio ricordare la frase di Seth Godin che
spalanca l’orizzonte: non cercare clienti per i tuoi prodotti, piuttosto cerca
prodotti per i tuoi clienti.
L’agroalimentare italiano -vino, pasta, olio, insaccati,
formaggi e così via- è una delizia. Ma lo è per tutti i palati?
Iniziamo con il porci
queste domande, senza le quali è pressoché inutile pensare di esportare i
nostri prodotti.
a. Come
posso pensare che popolazioni abituate da sempre a cucinare con il burro
improvvisamente apprezzino il mio olio che piace tanto ai miei conterranei?
Come posso pensare di esportare 48 diversi tipi di pasta se all’estero non
distinguono neanche uno maccherone da uno spaghetto, figuriamoci da un
rigatone, un pacchero, una penna, una mezza penna? Il mercato che sto
considerando è sufficientemente maturo per comprendere il mio gusto?
b. È
vero che la cucina italiana è amatissima nel mondo, ma… quale cucina italiana?
Quella che conosciamo noi o il modo con il quale la interpretano all’estero?
Che cosa posso imparare dalla pubblicità statunitense che afferma essere “the
true italian pizza” una roba rotonda con sopra formaggio filante di natura
indefinita e un’accozzaglia di pomodori, peperoni, salame, zucchine, cetrioli e
magari pure patarine fritte?
c. A
quale mercato posso vendere il mio vino in nazioni in cui il consumo abituale
di bevanda alcolica passa dai litri di birra a basso prezzo a quelli di
superalcolici che mozzano il gusto ancora in bocca?
d. Per
quale ragione un distributore dovrebbe scegliere il mio prodotto tra i tanti
che vengono regolarmente proposti da fornitori italiani, tutti pronti a
dichiarare che il loro prodotto è davvero eccezionale, ma altrettanto pronti a
rifiutare ogni tipo di investimento sullo sviluppo del loro prodotto?
e. Come
faccio ad avere successo su il brand che ho scelto per farmi conoscere nel
mondo è una descrizione in stretto dialetto bergamasco incomprensibile al di
fuori della provincia e impronunciabile in tutto il mondo? Chi se lo ricorderà
mai?
Che cosa intendo dire con queste provocatorie domande? Che
per promuovere i prodotti gastronomici italiani è indispensabile avere un piano
strategico, da mostrare magari anche ai partner che voglio coinvolgere nella
distribuzione, che parta da questi 5 elementi
1) la forza del brand. Se non lavoro prima
per costruire ed affermare un marchio che sia riconoscibile e che attiri è
inutile pensare di esportare.
2) La scelta del mercati. A quali mercati
mi sto rivolgendo? Ai ricchi che vogliono mettere a tavola dei vini eccellenti?
Ai ristoranti? Alla middle class delle grandi città? Senza un target preciso
non si vende.
3) La scelta delle nazioni. Il gusto è
fondamentale: non posso vendere un olio extravergine corposo, duro, pizzicante
a gente che non ha mai visto fluidi oleosi se non collegati a motori a scoppio
o a parti da lubrificare.
4) L’investimento in cultura. Voglio
invogliare le persone a comperare i miei prodotti? Devo educarli! Vuoi vendere
la pasta? Organizza una settimana di degustazione delle differenti tipologie e
allora creerai clienti.
5) Il partner giusto. Scegli con chi collaborare
e come, sii pronto ad investire nella promozione del prodotto.
Per maggiori informazioni provate a rivedere questo articolocon la strategia di Italian Heritage per capirne di più.
Buona fortuna.
Comincerei a vendere ai ristoranti per i vini, ai supermercati per l'olio e la pasta, mettendo bene in mostra etichette con nomi italiani, molto apprezzati all'estero. Sarà più difficile per i salumi...perché i gusti sono diversi....
RispondiEliminaBuongiorno Antonio, per esperienza come residente all'estero, mettere in evidenza l'etichetta italiana, non serve a nulla. Qui ci sono centinaia di prodotti con etichette critte in italiano, alcune corrette ed altre anche scorrette, ma per il consumatore appaiono come prodotti italiani, Si deve fare conoscenza, si devono attivare meccanismi che spieghino prima di tutto, come individuare il prodotto Italiano dal falso Italiano.
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