Stiamo raccontando la
storia di un fallimento previsto, una impresa che vuole esportare prodotti
alimentari nell’Est europeo senza sapere nulla: qui trovi la prima parte.
Nella precedente puntata
ci eravamo lasciati con questa domanda: un’idea dei costi di trasporto e dei
dazi ve la siete fatta? O di quanti anelli della catena sono necessari? Come
pensate di vendere direttamente ai ristoranti di Mosca, Budapest o Bucarest?
Mi ribattono: lei pensa
che sia una cosa da fare o i concorrenti sono troppo agguerrito?
Di nuovo penso che mi
abbiano preso per un “idiot savant”: so tutto su tutti i prodotti di tutti i
mercati e sono così imbecille di raccontarlo gratis a chiunque lo chieda.
Ribadisco che ci vuole:
a) analisi dei paesi: perché proprio questi tre?
b) Piano di marketing: come posizionare il prodotto?
c) Studio di fattibilità
d) Contatti sul posto con qualcuno che conosca questi
specifici mercati e i canali ai quali proporre il prodotto e il piano di
sviluppo comune.
Non sembra che quello che
scrivo sia ascoltato.
La nuova risposta è
ancora più incalzante
Si concorda sul fatto che
non si esportare in questi lontani paesi pensando di mantenere atteggiamento ed
approccio all'italiana. Ma mi si chiede se per trovare agenti e distributori
locali affidabili ed alle migliori condizioni sia necessario andare sin da
subito sul posto oppure basta internet.
Non basta, si domanda se
sia utile conoscere che tipo di indicazioni sia necessario apporre nelle lingue
locali sulle confezioni dei prodotti e se, oltre ai dazi, le autorità locali
richiedano certificazioni sanitarie e di qualità.
Mi stai dicendo che il
lavoro te lo devo fare io?
Non hai nemmeno verificato
se hai i requisiti necessari per l’export in quei paesi? E mi chiedi se in
Russia, ad esempio, tu debba avere una etichetta in lingua locale? Secondo te
va bene l’italiano? Come potresti essere credibile? Dimmi, solo sulla base di
questo, secondo te il tuo vantaggio del 30% è ancora valido?
Spiego nuovamente che
questi sono alcuni dei parametri dell’analisi da svolgere e nuovamente chiedo:
ma perché fissarsi con Paesi così difficili anche per ragioni di lingua?
Pensi davvero che con un
viaggio in loco tu possa trovare agenti e distributori? Dove li cerchi? Sulla
Piazza Rossa? In quale lingua? Li vuoi cercare on-line? Di nuovo: in quale
lingua? E con quale sicurezza?
Non ti conviene affidarti
ad un esperto di quel mercato per i canali distributivi?
Non ti conviene fare
prima una analisi precisa?
Nuova risposta: “al
momento sto cercando di procurarmi campioni di prodotti concorrenti per farli
poi analizzare dal chimico e capire tipologia e combinazioni preferite in
Russia. Questo è il primo passo, per capire cosa andare ad offrire in un paese
così complicato. Sto cercando di contattare distributori del posto, ma il solo
google e la ricerca per parole chiavi non è sufficiente”.
Ma va? Se fosse così
semplice come mai non ci sono stormi di produttori italiani a vendere in
Russia?
E pensi che facendo
l’analisi chimica risolvi tutto? Conosci i gusti locali? E poi cosa fai? Copi e
poi? A maggior ragione per avere esattamente quello che comprano oggi, perché
dovrebbero venire a comperarlo da te?
Ma questo giovane va
capito, è l’imprenditore che non sembra avere le idee chiare, o anzi: sembra
averle chiarissimi dato che l’intraprendete giovane aggiunge: “il titolare non
vuole rimborsare eventuali spese ed afferma che la mia abilità la devo
dimostrare ricercando soluzioni ‘for free’ tramite internet”.
Capito?
Andiamo all’estero, ma
senza investire un solo euro.
Non è così che si fa.
In copia nell’ultimo
messaggio c’è il consulente che io consiglio sempre per i mercati dell’Est, che
ribatte in modo molto chiaro alla pretese del titolare furbetto:
“La procedura per esportare il suo prodotto verso il mega mercato Russo
è nota e consolidata, come sono anche noti i distributori sulla rete.
L´approccio dell’analisi chimica non serve a nulla in generale nel business, in
particolare in questo. Non è la chimica che fa entrare il mercato ma il
marketing e i distributori; sui mercati si affermano infatti i prodotti con il più
alto budget di marketing. La qualità o il gusto non hanno alcun ruolo. I Russi
si aspettano come noi Nordici di ricevere prodotto il più vicina possibile allo
stile italiano, dato che ci proponiamo come azienda italiana.
Comunque senza una analisi dei prezzi sui mercati
(dipendenti dalle città) dei competitors sulle piazze per singola città o quartiere
non è possibile entrare in nessun mercato. Figuriamoci quello russo così
complesso. Un accesso “free” fatto da voi direttamente a distributori vi
esporrebbe solo a diventare vittime di corruzioni e richieste di incentivi di
varia natura. Inoltre, a meno che non siate inseriti in hub con credenziali
affidabili, vi ritrovereste a lavorare solo coi piccoli grossisti low-cost che
parlano solo in Russo. Non hanno mai imparato l´inglese o altre lingue. Noi
lavoriamo solo coi grossi infatti, e sono i grossi che contattano i piccoli
distributori usando la lingua locale.
Saltare il trader e cercare di arrivare ai rivenditori
finali non porta a nulla: infatti senza certificazioni adesso anche in Russia
tutto diventa più complicato e solo alza il prezzo da pagare in modo non
necessariamente onesti”.
Quali le conclusioni?
Nella prossima puntata le troveremo insieme
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