Pagine

lunedì 24 agosto 2015

Vuoi fallire nelle tua attività export? Fai come loro! Una pessima case history





Un modo sicuro per fallire nella vostra strategia export? Ecco un caso esemplare. Lo cito rendendolo del tutto anonimo dato che mi pare decisamente esemplificativo di una mentalità fallimentare e credo possa essere utile per capire cosa proprio non vada fatto.
La storia non è brevissima ma vale la pena leggere fino in fondo per capire… ve la propongo, magari in due tre puntate…


Mi scrive un giovane impiegato di una impresa della provincia italiana. Un’azienda neppure troppo piccola che produce prodotti alimentari, immaginatevi derivati del grano e del frumento.  È stato incaricato dal suo titolare di pormi alcune domande su come esportare i loro prodotti in alcuni paesi dell’est Europa, diciamo così per dare una ipotetica destinazione: Romania, Ungheria e, tanto per non farci mancare nulla, Russia.
Mi viene chiesto di dare un parere su questi mercati, se sono ad alto margine, e mi vengono poste domande molto concrete:
-       a quanto ammontano i dazi?
-       Come spedire la merce in quelle destinazioni? Via mare? (Via mare dall’Italia alla Russia????)
-       E, dulcis in fundo: dal prelievo della merce al punto di arrivo, il distributore locale quanto tempo impiega a rifornire scaffali di supermercati e piccoli negozi?
Primo commento: per quale ragione non ti cerchi queste informazioni da solo in rete? E se lo hai fatto e non le hai trovate per quale ragione dovrei darti queste informazioni gratis? Ma tiriamo avanti. Rispondo che il mio lavoro è altro e consiste nell’aiutare le imprese a capire come andare all’estero e a capire ad esempio perché un rumeno dovrebbe comperare la tua farina invece di quella che trova nel suo solito negozio di alimentari. Chiedo anche in base a quali analisi e studi si è pensato a questi tre paesi.
Nella successiva mail non arriva nessuna risposta ma altre domande:
l’idea è del titolare che ha visto che il prezzo su questi mercati è superiore di un 30% a quello a cui loro lo vendono (a chi? Al cliente finale? Al distributore?) e quindi ha pensato bene di buttarcisi a pesce cercando di arrivare ovunque: dalla grande distribuzione, ai ristoranti, alle panetterie, ai negozietti.
Un’idea dei costi di trasporto e dei dazi ve la siete fatta? O di quanti anelli della catena sono necessari? Come pensate di vendere direttamente ai ristoranti di Mosca, Budapest o Bucarest?

Che cosa mi hanno risposto? Restate con noi, la prossima puntata lo svela.

Nessun commento:

Posta un commento