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Questa volta si parla di Giappone.
Ha mai sentito la parola “Itameshi”? “Itameshi” è il termine che i giapponesi utilizzano per riferirsi al “cibo italiano”, ma è anche un vero trend con una lunga tradizione in questo paese. La gastronomia italiana o almeno lo stile italiano al momento di cucinare è altamente apprezzato in Giappone, paese dove ormai è possibile trovare trattorie dappertutto!
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Il Giappone è un mercato maturo, sofisticato e competitivo in cui interagiscono più di 126 milioni di persone. Anche se l’offerta è ampia, tanto di prodotti locali come quelli importati, il “Made in Italy” è molto riconosciuto e richiesto grazie a caratteristiche come l’originalità, l’innovazione e la funzionalità. Bisogna dire inoltre che i prodotti italiani importati in Giappone tendono ad avere un prezzo molto elevato, mostrando un premium-price sul mercato.
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Il vino è un altro dei prodotti italiani più valorizzati. Il Giappone importa il 70% delle bottiglie di vino che vengono consumate, essendo il secondo importatore di vino dell’Asia Pacifica. L’Italia è uno dei principali fornitori: nel 2014 l’importazione del vino italiano è cresciuta del 1,7% arrivando a una quota di mercato del 18,7%.
A parte l’alimentare, ci sono diverse altre categorie di prodotti italiani che godono di ottima reputazione in quanto alla loro affidabilità e alla loro qualità: componenti meccanici, tessuti, pellami, abbigliamento, calzature e design (moda, accessori e arredamenti).
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La Dottoressa Francesca Mondelli, Vice-Direttore dell’ufficio ITA-ICE Tokyo, ci aiuta a capire meglio il mercato giapponese in riferimento al “Made in Italy”:
(B On Board): Il “Made in Italy” viene considerato una tendenza in crescita per i prossimi anni?
(ITA-ICE): L’andamento recente delle importazioni di prodotti italiani in Giappone (dati delle Dogane giapponesi, gennaio-settembre 2014/2015) evidenzia un consistente aumento nei comparti degli autoveicoli e parti e delle macchine elettriche e in minor misura, dei cosmetici e delle carni. Restano sostanzialmente stabili o in lieve crescita gli altri settori tradizionali del Made in Italy, abbigliamento, calzature e pelletteria, gioielleria, arredamento. Si riscontra una lieve flessione per alcuni prodotti del comparto agroalimentare e vini e un calo più pronunciato per i prodotti farmaceutici.
(B On Board): Quali sono i principali consigli per chi vuole avviare un business in Giappone?
(ITA-ICE): La presenza diretta nel mercato, attraverso personale bilingue ed eventualmente un centro di assistenza post-vendita, è sicuramente molto importante in questo mercato. Le barriere linguistiche e la forte concorrenza di prodotti giapponesi con un servizio di assistenza rapido ed efficiente sono ostacoli comuni a molti settori, che possono essere superati attraverso l’apertura di una sede locale. Se non si è ancora presenti con un ufficio locale, è molto importante individuare un partner giapponese. L’importatore locale provvede a impegnarsi a espletare tutte le pratiche necessarie per il rispetto delle normative locali, per lo sdoganamentoe per l’applicazione dell’etichettatura in lingua locale e così via. In Giappone, infatti, è l'importatore a farsi carico di questi aspetti e non il produttore/esportatore straniero. L’importatore garantisce inoltre l’accesso al canale di distribuzione dei prodotti e può efficacemente assistere il produttore estero nella comprensione degli usi e delle consuetudini locali per il settore specifico.
B on Board è una società che ha come missione quella di aiutare “le
imprese e le istituzioni a trovare risorse adeguate alla propria crescita
internazionale” curando in particolare gli aspetti legati alle differenze
culturali.
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