di Claudio Besana
C’è
grande spazio per il made in Italy negli Stati Uniti: l’importante è saper
scegliere dove indirizzare i propri sforzi. Le priorità sono importanti quanto
la qualità di approccio.
Ne
abbiamo parlato con Silvia Raffa, direttore di Italian fashion expo, che il
prossimo 22 ottobre organizzerà a Dallas la prima edizione dell’ Ifw-Italian
fashion week (ne ha parlato di recente anche Milano Finanza).
Perché
una fiera proprio a Dallas, principale centro abitato del Texas, e non nelle
grandi metropoli americane: NYC, Los Angeles, Las Vegas? Innanzitutto perché Dallas,
e il Texas in generale, sono ancora un’isola felice: l’economia è basata
sull’industria dell’allevamento bovino e sul petrolio. Diciamo che non stanno
sentendo la crisi come in Europa. Poi perché qui non c’è il sovraffollamento
delle grandi città dove si rischia di passare inosservati.
Perché
una fiera di moda in Texas? Dallas è
la sede di Neiman Markus, catena di grande
distribuzione organizzata del mercato del lusso, e storicamente
è un centro dove si è sviluppato un notevole giro di buyers. Inoltre, come
dicevo prima, quello texano è un mercato ancora non saturo come invece sono
metropoli del calibro di New York, Los Angeles e Las Vegas, città dove le
aziende italiane si sprecano.
Presentarsi con un gruppo di nuove aziende in Texas, fa molto più notizia che sbarcare ad esempio nella Grande Mela. E’ per questo che in tutto il Lone Star State stanno aprendo un grande numero di boutique nuove, la gente in questo momento è molto “fashion oriented”: piace fare shopping, piace spendere. E hanno i soldi per farlo.
Presentarsi con un gruppo di nuove aziende in Texas, fa molto più notizia che sbarcare ad esempio nella Grande Mela. E’ per questo che in tutto il Lone Star State stanno aprendo un grande numero di boutique nuove, la gente in questo momento è molto “fashion oriented”: piace fare shopping, piace spendere. E hanno i soldi per farlo.
Che
obiettivo ha la fiera? Il fine
è quello di portare oltreoceano quelle piccole medie imprese di moda italiane
che non hanno la forza economica e l’immagine per entrare nelle città già presidiate
dai grandi marchi, ma che possono trovare in una città come Dallas potenzialità
di crescita importanti. Esportare quindi un prodotto italiano che sia di
qualità anche e soprattutto di aziende piccole o medie, fascia che in Texas
ancora manca: le boutique hanno la necessità di far conoscere brand nuovi e
particolari per creare dei nuovi concept store con aziende fresche, vivaci,
brillanti.
Cosa cercano, nelle aziende italiane, gli americani e i
texani in particolare? Il made
in Italy negli States è ancora sinonimo di qualità, stile, eleganza e moda. Gli
americani sono interessati a capire le regole del buon gusto, a scoprire le nuove
tendenze in fatto di moda. Identificare un prodotto forte, di qualità,
personalizzarsi, trovare qualcosa che ancora non hanno: sono questi i punti
focali sui quali vuole puntare la fiera di Dallas.
Cosa
deve avere un’azienda italiana per poter partecipare alla settimana della moda
di Dallas? Requisiti minimi sono un bel
sito internet, un press kit costituito da una brochure internazionale e da
materiale promozionale, una presentazione dettagliata dell’azienda e
soprattutto un’idea ben precisa di come ci si voglia posizionare sul mercato e
quale possa essere il target di buyers di riferimento. Un consiglio in
particolare mi sento di dare: comunicare in modo chiaro la propria strategia di
mercato cercando di essere il più trasparenti possibili.
Quali sono gli errori da non
commettere assolutamente, quelli che nella tua esperienza hai visto più spesso? Sicuramente è molto
apprezzata la puntualità, con ordini e consegne precisi entro la scadenza:
quello americano è un mercato talmente veloce che al primo errore in un attimo
si è subito sostituiti. Essere veloci, reattivi e precisi è quindi un ottimo
biglietto da visita.
Per
finire ci puoi dire quanto conta oggi l’immagine per un’azienda italiana per
presentarsi negli Stati Uniti? Conta
davvero tanto, come del resto in Italia e in tutto il resto del mondo. La cosa
davvero importante è comunicare, il più chiaramente possibile, l’italianità che
c’è nel brand. Sconsiglio quindi di dare alle aziende nomi troppo esotici ma di
mantenere l’italianità e la semplicità come punti di forza. Essere aperti ad
adattarsi alla cultura americana mantenendo un forte legame con le proprie
tradizioni.
In
ultimo mi preme sottolineare come il nostro obiettivo sia quello di offrire un
servizio mirato, mantenendo l’esclusività e facendo un’accurata selezione per
non creare l’effetto mercato. Le aziende saranno accompagnate sia nella fase
precedente sia in quella post salone, selezionando il target di riferimento e
di conseguenza I buyers da invitare: un percorso di continuità negli anni e
quindi un investimento sugli Usa a lungo termine.
Molto Bello questo articolo e visto che participarò a queto evento in Dallas volevo invitarVi a visitare la mia pagina FB:
RispondiEliminawww.facebook.com/gabrielarigamontiJewels
Saluti e ci vediamo in Texas!!!
Gabriela Rigamonti
Ciao Gabriella non so se ci vedremo a Dallas, ma di sicuro su FB... se posso essere utile in qualche modo considerami a disposizione.
RispondiEliminaGrazie
Paolo