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lunedì 18 giugno 2012

La caduta dell'export: baratro o trampolino?






In tutti questi mesi ho sostenuto, corroborato dai dati pubblicati da enti affidabili, che per le azione italiane, specie le PMI, l’export costituisse la principale via di fuga dalla crisi.
Domenica 17 giugno Dario di Vico, giornalista che apprezzo e stimo moltissimo, molto attento alle PMI e la cui rubrica La nuvola del lavoro, dove scrivono anche autori del calibro di Ivana Pais e Cristina Mariani,  presenta sul CorSera i dati più recenti dell’andamento delle vendite all’estero e ne risulta una sorta di disfatta: crescita tendenziale dell’1,4% contro dati a due cifre dell’anno precedente e 56 distretti su 143 addirittura in negativo.
E allora? Allora è importante considerare le riflessioni che Di Vico propone e che i suoi lettori rilanciano. Alle quali aggiungiamo le nostre.
1)  il calo sostanziale è nell’area Europa: ma va? Non credo questo debba stupirci: Spagna, Grecia, Portogallo e Turchia hanno comperato molto meno. Anche la Germania rallenta. Ce lo dovevamo aspettare.
2)  Crescono le vendite nei paesi extraeuropei, come ad esempio il Brasile: ma va? Anche questo era un dato da attendersi
3)  Rallentiamo in Cina e India: ma va? Anche questo dato era in qualche modo atteso ed è comprensibile. La qualità del made in Italy ha bisogno di mercati che lo apprezzino. Non a caso abbiamo spesso parlato in questo blog di Canada, USA, Sud America.
4)  Una ragione, scrivere Di Vico, del calo è la mancata promozione commerciale all’estero.

Fermiamoci un attimo a parlare di questo: Di Vico insiste sull’autogol dell’ICE, chiuso e riaperto. Dissento fortemente. Per queste ragioni
a)  non mi risulta sia stato di fatto mai chiuso in senso pratico
b)  sicuri che sia questo mezzo insuperabile per promuovere le aziende all’estero? Le mie esperienze dirette e quelle raccolte da molte aziende dicono in contrario. Certamente c’è differenza da sede a sede, ma la maggiori parte dei commenti dice che
a.   è un carrozzone in stile ministeriale: grandi spese, grandi lustri, poca sostanza
b.   utilissimo a livello istituzionale, ha poco contatto con il territorio
c.   snobba le PMI a favore delle grandi imprese
d.   per “statuto” non può offrire consulenze spicce e mirate
e.  lavora più per missioni che per follow up: esattamente quello che servirebbe alle aziende italiane che spesso sono sprovvedute nell’approccio con l’estero.
c)   Sembriamo dimenticarci del grande apporto fornito alle PMI dalle Camere di Commercio italiane all’estero, vero motore di sviluppo locale.
d)  Trascuriamo un altro tema che i lettori dell’articolo evidenziano bene: la scarsa competenza della classe dirigente italiana nel comprendere i mercati esteri e il modo di approcciarli.

Chissà se Dario Di Vico ci risponderà dandoci il suo punto di vista… conto sul vostro parere per capire come volgere al positivo questa notizia e come mettere a frutto la strategia migliore di approccio all’estero.

2 commenti:

  1. Posso segnalarti il sito della mia agenzia che si occupa esclusivamente di seguire investitori italiani in due mercati specifici quali Rep. Ceca e Slovacchia ? Ti scrivo l'indirizzo : www.estconsulting.cz
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    Condivido il tuo pensiero : se le PMI non capiscono che l'export è attualmente la loro unica opportunità di crescita, la vedo molto ma molto dura per le imprese italiane. Certo capisco tutte le problematiche associate, anche da un punto di vista squisitamente umano, ma è una necessità vitale. Ti seguo. Ciao !

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  2. Interessante Ersilio, e se tu mi scrivessi un post sulla vostra attività e sul mercato di Cechia e Slovacchia? Sarebbe interessante per i nostri lettori. Che ne dici?

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