La corsa all’export è cominciata. Visto il successo che
molte aziende, che possiamo definire pioniere almeno in termini di statistica,
hanno ottenuto, e dimenticando i flop di altre che hanno preso l’avventura
dell’esportazione per una scampagnata invece che come una spedizione da
pianificare con cura, sembra che oramai ogni singola azienda voglia trovare il
proprio sbocco oltre confine.
Ottimo. Perché il successo è possibile. Non immediato, ma
sicuramente raggiungibile.
Se in altri post di questo blog, in
questo libro e in questo white
paper abbiamo affrontato alcuni temi tecnici e strategici dell’export, oggi
vorrei soffermarmi brevemente sui segmenti di mercato.
Che cosa è che distingue il made in Italy nel mondo? La
creatività, la novità, la genialità, il lusso, lo stile. E nel campo meccanico
la precisione, la cura.
Spingiamo su questo. Inutile cercare di combattere la
concorrenza locale o asiatica sul prezzo, inutile copiare modelli vincenti che
hanno successo sul posto.
Facciamo sognare: c’è più probabilità di vendere prodotti
nel mondo B2C a prezzo elevato che non andando a competere con il prezzo medio
di produttori già affermati sul mercato.
Cerchiamo la nicchia, la specificità, lavoriamo sulle nostre
peculiarità e alziamo i prezzi, vendendo la creatività.
E se siamo nel mondo B2B valorizziamo ciò per cui siamo
noti: flessibilità, soluzioni innovative a cui gli altri non arrivano perche
fuori dagli schemi, cura maniacale per la precisione.
Non diluiamo ciò che nel nostro settore vuol dire Italia,
anzi esasperiamolo.
Chi ha avuto più successo in questi anni fuori dai confini?
Proprio quelle aziende che hanno saputo affermare l’impronta del made in Italy,
senza curarsi del prezzo, anzi affermando la loro unicità proprio dietro ad una
cifra che non è accessibile a tutti.
Così si riesce a separarsi dalla mischia.
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