Un blog per vendere all'estero

Vendere all'estero è una grande opportunità per le aziende italiane, tutte, specie quelle artigianali, piccole e medie.
In questo blog lavoreremo insieme per trovare la strada migliore e avere successo con facilità.

Tra vent’anni sarai più deluso delle cose che non hai fatto che di quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna

Mark Twain.


mercoledì 9 novembre 2011

La suddivisione del rischio: l'esperienza di Savaré Industrie Chimiche



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Sabato 12 novembre





“Il mercato è ormai globale, impossibile rimanere locali quando si è stretti tra fornitori e clienti che operano a livello internazionale”.
Biagio Savaré, imprenditore, titolare di Savarè Industrie Chimiche, una azienda fondata nel 1924 che opera internazionalmente nel campo dei prodotti adesivi per svariati settori industriali, spiega così la ragione forte della scelta che nel 2006 lo ha spinto ad aprire un centro produttivo a Columbus, nell’Ohio, nel centro del MidWest statunitense, per poter servire il Nord e il Centro America, dove svariati clienti erano presenti con insediamenti industriali.
Per poter pianificare l’approdo in un altro paese è bene sedersi prima a tavolino a considerare due fattori fondamentali:
1.   la necessità di descrivere un chiaro business plan con obiettivi concreti e misurabili
2.   la necessità di modificare, cambiare, potenziare la struttura nella casa madre.
Un elemento che non si considera e che invece non va affatto trascurato, infatti non è possibile sostenere la crescita all’estero, come nel nostro caso con uno stabilimento di oltre 25 persone, senza avere ripercussioni sulla struttura della sede. E’ necessario prendere in esame un incremento della forza manageriale oltre che di supporti base. E delle conseguenze che questo comporta”.
A che cosa sta pensando?
“Che l’aumento della struttura di sede comporta un aumento dei costi: quindi nei primi mesi, fino al raggiungimento del Pay Back Time, c’è da aspettarsi una riduzione dei margini anche sul bilancio della sede. Il che va incluso nel business plan appunto”.
C’è un altro errore da evitare secondo Biagio Savaré:
non credo che finisca per essere un successo la scelta di aziende che de localizzano la produzione per poi riportare a casa il prodotto finito da vendere. Se si apre un nuovo impianto all’estero, specie in un altro continente, deve essere soprattutto per servire quel mercato. La forza trainante per l’export deve essere il mercato, la conquista di nuove aree e quote, non la riduzione dei costi.
Un’altra fondamentale ragione, secondo il titolare della Savaré Industrie Chimiche, per progettare una avventura al di fuori dei propri sta nella diversificazione del rischio su più mercati e valute così da possedere un ammortizzatore o un moltiplicatore interessante a seconda dei diversi momenti di crescita e crisi dei continenti.
Adesso stiamo considerando una nuova apertura in Asia per il 2014. Probabilmente Singapore. Dopo aver guardato ad Ovest ora è il momento di dedicarsi all’Oriente”.

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