Un blog per vendere all'estero

Vendere all'estero è una grande opportunità per le aziende italiane, tutte, specie quelle artigianali, piccole e medie.
In questo blog lavoreremo insieme per trovare la strada migliore e avere successo con facilità.

Tra vent’anni sarai più deluso delle cose che non hai fatto che di quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna

Mark Twain.


sabato 16 giugno 2012

Il made in Italy sbarca a Dallas


di Claudio Besana


C’è grande spazio per il made in Italy negli Stati Uniti: l’importante è saper scegliere dove indirizzare i propri sforzi. Le priorità sono importanti quanto la qualità di approccio.
Ne abbiamo parlato con Silvia Raffa, direttore di Italian fashion expo, che il prossimo 22 ottobre organizzerà a Dallas la prima edizione dell’ Ifw-Italian fashion week (ne ha parlato di recente anche Milano Finanza).
 Perché una fiera proprio a Dallas, principale centro abitato del Texas, e non nelle grandi metropoli americane: NYC, Los Angeles, Las Vegas? Innanzitutto perché Dallas, e il Texas in generale, sono ancora un’isola felice: l’economia è basata sull’industria dell’allevamento bovino e sul petrolio. Diciamo che non stanno sentendo la crisi come in Europa. Poi perché qui non c’è il sovraffollamento delle grandi città dove si rischia di passare inosservati.
 Perché una fiera di moda in Texas? Dallas è la sede di Neiman Markus, catena di grande distribuzione organizzata del mercato del lusso, e storicamente è un centro dove si è sviluppato un notevole giro di buyers. Inoltre, come dicevo prima, quello texano è un mercato ancora non saturo come invece sono metropoli del calibro di New York, Los Angeles e Las Vegas, città dove le aziende italiane si sprecano.
Presentarsi con un gruppo di nuove aziende in Texas, fa molto più notizia che sbarcare ad esempio nella Grande Mela. E’ per questo che in tutto il Lone Star State stanno aprendo un grande numero di boutique nuove, la gente in questo momento è molto “fashion oriented”: piace fare shopping, piace spendere. E hanno i soldi per farlo.
 Che obiettivo ha la fiera? Il fine è quello di portare oltreoceano quelle piccole medie imprese di moda italiane che non hanno la forza economica e l’immagine per entrare nelle città già presidiate dai grandi marchi, ma che possono trovare in una città come Dallas potenzialità di crescita importanti. Esportare quindi un prodotto italiano che sia di qualità anche e soprattutto di aziende piccole o medie, fascia che in Texas ancora manca: le boutique hanno la necessità di far conoscere brand nuovi e particolari per creare dei nuovi concept store con aziende fresche, vivaci, brillanti.
 Cosa cercano, nelle aziende italiane, gli americani e i texani in particolare? Il made in Italy negli States è ancora sinonimo di qualità, stile, eleganza e moda. Gli americani sono interessati a capire le regole del buon gusto, a scoprire le nuove tendenze in fatto di moda. Identificare un prodotto forte, di qualità, personalizzarsi, trovare qualcosa che ancora non hanno: sono questi i punti focali sui quali vuole puntare la fiera di Dallas.
 Cosa deve avere un’azienda italiana per poter partecipare alla settimana della moda di Dallas? Requisiti minimi sono un bel sito internet, un press kit costituito da una brochure internazionale e da materiale promozionale, una presentazione dettagliata dell’azienda e soprattutto un’idea ben precisa di come ci si voglia posizionare sul mercato e quale possa essere il target di buyers di riferimento. Un consiglio in particolare mi sento di dare: comunicare in modo chiaro la propria strategia di mercato cercando di essere il più trasparenti possibili.
 Quali sono gli errori da non commettere assolutamente, quelli che nella tua esperienza hai visto più spesso? Sicuramente è molto apprezzata la puntualità, con ordini e consegne precisi entro la scadenza: quello americano è un mercato talmente veloce che al primo errore in un attimo si è subito sostituiti. Essere veloci, reattivi e precisi è quindi un ottimo biglietto da visita.
 Per finire ci puoi dire quanto conta oggi l’immagine per un’azienda italiana per presentarsi negli Stati Uniti? Conta davvero tanto, come del resto in Italia e in tutto il resto del mondo. La cosa davvero importante è comunicare, il più chiaramente possibile, l’italianità che c’è nel brand. Sconsiglio quindi di dare alle aziende nomi troppo esotici ma di mantenere l’italianità e la semplicità come punti di forza. Essere aperti ad adattarsi alla cultura americana mantenendo un forte legame con le proprie tradizioni.
 In ultimo mi preme sottolineare come il nostro obiettivo sia quello di offrire un servizio mirato, mantenendo l’esclusività e facendo un’accurata selezione per non creare l’effetto mercato. Le aziende saranno accompagnate sia nella fase precedente sia in quella post salone, selezionando il target di riferimento e di conseguenza I buyers da invitare: un percorso di continuità negli anni e quindi un investimento sugli Usa a lungo termine.

2 commenti:

  1. Molto Bello questo articolo e visto che participarò a queto evento in Dallas volevo invitarVi a visitare la mia pagina FB:

    www.facebook.com/gabrielarigamontiJewels

    Saluti e ci vediamo in Texas!!!

    Gabriela Rigamonti

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  2. Ciao Gabriella non so se ci vedremo a Dallas, ma di sicuro su FB... se posso essere utile in qualche modo considerami a disposizione.
    Grazie
    Paolo

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