Può la cultura dire qualcosa sul mercato? Deve!
Per questo ho chiesto a Tiziana Ciacciofera, direttrice del Centro di Cultura Italiana di Houston e della quale trovate una dettagliata biografia
in coda, di regalarci la sua visione del made in Italy in una terra così
interessante per l’export come è il Texas. Ecco che cosa ci suggerisce.
Tiziana Ciacciofera è una palermitana doc
trasferitasi in USA portandosi dietro un ricco bagaglio di esperienza in
amministrazione, management, pubbliche relazioni e networking acquisita in
oltre 15 anni di servizio presso
la Regione Siciliana, oltre che un intenso amore per la cultura e le tradizioni
Italiane. Da tre anni vive a Houston, Texas dove dirige la programmazione del
Centro di Cultura Italiano, ruolo che le consente di mantenere un forte legame
con l’amata terra natia, per la quale funge da “ambasciatrice” della sua
cultura, arte, tradizioni e lingua. Nominata nel 2010 consulente del Presidente
della Regione per i rapporti e le relazioni internazionali della Sicilia,
svolge anche ruolo di consulente per le relazioni pubbliche e marketing dell’Hotel
Granduca, rinomato albergo lusso 5 stelle di Houston ispirato al palazzo
toscano del Granduca di Monfallito. Numerosi i successi ottenuti con iniziative
ed eventi da lei ideati e coordinati, molti dei quali in collaborazione con il
Consolato Generale d’Italia a Houston. Tra i più recenti, una intera settimana
di eventi mirati a promuovere la cultura Italiana attraverso i sapori, che è
stata inserita dall’Ambasciata Italiana in USA e dal Ministero degli Affari
Esteri nel calendario ufficiale del “2013: Anno della Cultura Italiana negli
USA” e che ha attirato l’attenzione della stampa Americana e Italiana, nonchè
di Sua Eccellenza l’Ambasciatore in USA, Claudio Bisogniero.
Il made in Italy ha ancora successo
negli USA?
Assolutamente si. Il “Brand
Italia” nel territorio Americano mantiene un posizionamento di assoluto rispetto
in tutte le sue sfaccettature: cultura, arte, alta moda, pelletteria, auto e
moto sportive e sopratutto cibo e vino.
Che cosa si
aspetta un americano da una azienda italiana?
Qualità e affidabilità, caratteristiche
indispensabili per operare in un mercato molto esigente come quello Americano.
Abbiamo ancora
addosso l'immagine di Totò che vende la fontana di Trevi o è cambiato qualche
cosa?
Purtroppo ci sono degli
stereotipi che sono davvero molto difficili da sradicare dall’immaginario
collettivo. Nonostante la migrazione degli Italiani negli USA sia ormai quasi
esclusivamente intellettuale, e i nuovi emigrati siano altamente qualificati e
apprezzati in tutti i campi, il concetto di Italiano è spesso associato a
quella parte di emigrati, ormai molto lontani, espatriati con la scatola di
cartone un po furbacchioni. Ritengo che la stampa non ci
aiuti certo a liberarci da questi falsi stereotipi.
Che cosa chiede
ai suoi fornitori un cliente americano? Che cosa per lui è imprescindibile?
Prodotti innovativi,
affidabilità, qualità, velocità nelle transazioni, puntualità nelle consegne.
Che errori
commettono gli italiani che vogliono vendere in America secondo te?
Non ritengo facciano una
buona indagine di mercato per il posizionamento del loro prodotto. La
multiculturalità del territorio Americano fa sì che sul mercato vi sia una
variegata disponibiltà di prodotti e servizi. Fatta eccezione per il settore “food
& wine” che ha una collocazione forte e consolidata sul mercato Americano,
a mio avviso occorrerebbe trovare prodotti e servizi di nicchia, difficilmente
reperibili sul territorio.
Quanto conta il
web per gli americani, intendo dire in termini di reputazione di una azienda?
Viviamo un epoca in cui
l’utilizzo del marketing tradizionale va sempre più cedendo spazio al “Social
Media Marketing”. L’impatto dei Social
Media sul mercato è molto forte ed espone molto di più il prodotto e/o servizio
offerto, al rischio di confronto. Attraverso questi nuovi strumenti, il
consumatore ha un rapporto immediato e diretto con l’azienda. Il consumatore di
oggi ama documentarsi e utilizza tutti i mezzi che il web mette a disposizione
per farlo. Conseguentemente, se le recensioni disponibili sul web non sono
positive, assistiamo inesorabilmente al tramonto del prodotto/servizio. Ergo,
l’importanza di investire in una buona campagna di marketing e comunicazione.
Ritengo che questo concetto sia valido in tutto il mondo e non solo per il
consumatore Americano.
Che interesse c'è per la cultura
italiana?
Prima di tutto, l’Americano ha spesso un concetto distorto della cultura
Italiana, molto spesso legato a un Italia che non esiste più da 50 anni, o allo
scambio della cultura Italo-Americana con quella Italiana. Stimolare
l’interesse per la cultura Italiana autentica nel consumatore straniero è un processo
molto complesso. In termini di marketing, la “cultura” in senso lato, intesa
come tutto l’insieme di conoscenze, valori, tradizioni, credenze, modi di vita,
principi morali, leggi, arte, letteratura, cinematografia, tradizioni culinarie,
coltivazioni tipiche, tecniche di fabbricazione di un determinato prodotto, etc.,
credo sia uno dei “prodotti” più difficili da promuovere. Occorre studiare delle strategie “ad
hoc”, costruire un “desiderio di conoscenza” tale da consentire
l’individuazione di un ambito di domanda e conseguentemente giustificarne
l’offerta. È quello che io ho attuato al Centro di Cultura Italiana di Houston
con un’ottima risposta da parte della comunità locale.
L'azienda italiana
che guarda all'America pensa subito, e spesso solo, a New York. Il Texas, e
Houston in particolare, che opportunità offrono agli italiani?
Credo che il
miglior modo per rispondere a questa domanda sia suggerire questo articolo pubblicato a Gennaio su Il Sole 24 Ore di Anna del Freo.
Eccolo
interamente riportato così come è presentato sul sito del Sole24Ore
Un luogo favorevole al business.
Come gli Usa, più degli Usa. Così può apparire il Texas alle imprese
interessate a scalare il mercato americano, che resta, per molti versi, il più
interessante del mondo. Uno Stato in espansione, che negli ultimi dieci anni ha
creato più posti di lavoro di ogni altro Stato Usa, circa un milione. Houston,
Dallas, S. Antonio e Austen, le città principali, sono in crescita. E sono
molti i settori che potrebbero interessare le nostre aziende. Il manifatturiero
tecnologico, in primis, con le sue 5.200 aziende che impiegano quasi 500mila
lavoratori specializzati e oltre 400 imprese di sviluppo software.
L'aerospaziale e aereo, con il Johnson space center, un complesso da 1,5
miliardi di dollari che ospita la Nasa: 150 le imprese coinvolte.
E ancora sono forti biotech,
nanotech e medicina, con oltre 190 imprese, 75 ospedali e cliniche
all'avanguardia e alcuni tra i migliori centri di ricerca americani. Poi
l'energia: più di 3.500 aziende nel comparto, provenienti da tutto il pianeta:
il cuore dell'industria petrolifera mondiale. Non trascurabile il comparto
trasporti e logistica, per la posizione strategica sul Golfo del Messico, porta
aperta sull'America latina. Senza contare le opportunità di esportazione, per
l'Italia, dei prodotti tipici del made in Italy come vino, moda e prodotti
dell'arredamento.
Ma non è il mero elenco dei
settori chiave a descrivere le opportunità reali del Texas. «Muoversi qui è
molto facile», spiega Brando Ballerini, Presidente e Ceo della Drillmec,
società del gruppo Trevi, presente in Texas dal 1999, quando il gruppo acquisì
un'azienda locale, la Branhan, attiva nel settore petrolifero. Il gruppo Trevi
infatti opera nei grandi lavori e anche in quello degli impianti e attrezzature
per trivellazioni petrolifere. Oggi in Texas ha uno stabilimento e impiega una
settantina di persone. Non solo, ma attraverso la Drillmec veicola sul mercato
americano e sudamericano gli impianti e macchinari che vengono costruiti in
Italia.
«Qui la burocrazia è quasi
inesistente – continua Brandolini – dal momento in cui abbiamo comprato il
terreno per costruire il nuovo stabilimento a quello in cui abbiamo cominciato
a produrre, sono passati solo 8-9 mesi. Inoltre in Texas bastano 1.500 dollari
per mettere in piedi una società e questa facilità permette anche alle imprese
di dimensioni minori di investire qui. Il carico complessivo di imposte è del
33-35%. Inoltre il mercato del lavoro è completamente libero. Questo ha
vantaggi e svantaggi: il dipendente può essere licenziato senza problemi ma
anche lui ha una mentalità tale da andarsene appena gli fanno un'offerta migliore
e il turn over è elevatissimo, specie per i più bravi. Noi abbiamo cercato di
"correggere" questo sistema garantendo ai nostri dipendenti che non
li avremmo licenziati, salvo casi particolarmente problematici, e ora abbiamo
uno dei turn over più bassi di tutta l'area».
I pagamenti dei fornitori a 30
(massimo 60) giorni, il basso costo dell'energia, un sistema di tassazione
molto favorevole (ci sono solo le tasse federali, non quelle locali) sono altri
punti di forza del Texas. «Anche il costo della vita qui è inferiore rispetto
ad alcune città più famose degli Stati Uniti – rincara Luciano Topi, Chairman
del Board della Camera di commercio italiana di Houston (la Camera è una delle
presenze italiane più attive in Texas). – Una bella casa qui può costare
300mila dollari. Anche il costo del lavoro è più basso rispetto al resto degli
States.
Certo questo non è un posto per
imprenditori mordi e fuggi. Possono però avere chance anche aziende senza una
specializzazione tecnologica particolarmente alta».
Il problema, per un'azienda italiana medio piccola è ancora una volta l'accesso al credito: la presenza della banche italiane è praticamente nulla e il sistema americano non consente a chi è appena arrivato un "punteggio" tale da avere una linea di credito rilevante a disposizione.
Il problema, per un'azienda italiana medio piccola è ancora una volta l'accesso al credito: la presenza della banche italiane è praticamente nulla e il sistema americano non consente a chi è appena arrivato un "punteggio" tale da avere una linea di credito rilevante a disposizione.
Tiziana
Ciacciofera è una palermitana doc trasferitasi in USA portandosi dietro un
ricco bagaglio di esperienza in amministrazione, management, pubbliche
relazioni e networking acquisita in oltre 15 anni di servizio presso la Regione Siciliana, oltre che
un intenso amore per la cultura e le tradizioni Italiane. Da tre anni vive a
Houston, Texas dove dirige la programmazione del Centro
di Cultura Italiano, ruolo
che le consente di mantenere un forte legame con l’amata terra natia, per la
quale funge da “ambasciatrice” della sua cultura, arte, tradizioni e lingua.
Nominata nel 2010 consulente del Presidente della Regione per i rapporti e le
relazioni internazionali della Sicilia, svolge anche ruolo di consulente per le
relazioni pubbliche e marketing dell’Hotel Granduca, rinomato albergo lusso 5
stelle di Houston ispirato al palazzo toscano del Granduca di Monfallito.
Numerosi i successi ottenuti con iniziative ed eventi da lei ideati e
coordinati, molti dei quali in collaborazione con il Consolato Generale
d’Italia a Houston. Tra i più recenti, una intera settimana di eventi mirati a
promuovere la cultura Italiana attraverso i sapori, che è stata inserita
dall’Ambasciata Italiana in USA e dal Ministero degli Affari Esteri nel
calendario ufficiale del “2013: Anno della Cultura Italiana negli USA” e che ha
attirato l’attenzione della stampa Americana e Italiana, nonchè di Sua
Eccellenza l’Ambasciatore in USA, Claudio Bisogniero