È apparso qualche giorno fa sul CorSera,
sia nella versione on-line che cartacea, questo
interessante articolo di Dario De Vico sull’internazionalizzazione delle
piccole e medie imprese italiane, che vanno all’estero, come già suggeriva
Biagio Savaré nell’intervista rilasciata a questo blog, non per tagliare i
costi e re-importare la merce in Italia, ma per seguire nuovi mercati. Si
produce all’estero per essere presenti e vendere in quei territori, senza così
produrre impatti negativi sull’occupazione in Italia e di fatto aumentando la
presenza del made in Italy nel mondo.
Si potrebbe
discutere a lungo su questo modello che sembra scivolare via dalle prime pagine
sia dei giornali, sia delle agende politiche, sia dai commenti internazionali
tutti concentrati sui mondi delle banche e delle multinazionali, non si sa se
ignari, sorpresi o addirittura infastiditi del successo delle PMI italiane,
fenomeno che sfugge al controllo.
Lascio ad
altri questi commenti, Di Vico in primis. Quello che mi interessa far notare,
in linea con il tema del blog, è il coraggio e l’impegno di imprese che hanno
capito che non è più il tempo dell’ abbiamo sempre fatto così, ma è ornai
giunto il momento di avere fiducia nei propri mezzi e voglia di crescere
secondo le regole di oggi anzi addirittura anticipandole.