Un blog per vendere all'estero

Vendere all'estero è una grande opportunità per le aziende italiane, tutte, specie quelle artigianali, piccole e medie.
In questo blog lavoreremo insieme per trovare la strada migliore e avere successo con facilità.

Tra vent’anni sarai più deluso delle cose che non hai fatto che di quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna

Mark Twain.


giovedì 13 febbraio 2014

Due lezioni dal mercato inglese per vendere di più all'estero



Sto lavorando con una interessante startup emiliana che desidera sviluppare il mercato britannico. Con un partner londinese abbiamo impostato una ricerca di potenziali clienti: script che evidenzi il valore per la catena distributiva, ricerca di possibili mercati alternativi, contatto con il buyer adeguato.

Non sembra funzionare come vorremmo.

Due le resistenze che insegnano altrettante lezioni:


la prima nasce dal fatto che il prodotto è nel suo genere davvero innovativo e che i potenziali distributori non riescono a posizionare nel loro schema: se non sai in quale scaffale metterlo preferisci non rischiare;

la seconda è molto chiara, e devo dire molto nota: ne abbiamo già parlato più volte. Se non ti presenti con un marketing plan per sostenere il sell out del tuo prodotto non ci interessi. O investi tu nel (web) marketing, o da noi non entri. Una lezione importante.

Che cosa deduciamo?

Che per poter avere successo devo fare tutto quello che posso per rendere facile il lavoro a chi mi distribuisce, fino ad indicare in quale scaffale e con quale dicitura proporre il mio prodotto. Devo mostrare di voler essere interessato a promuoverlo in prima persona, sostenerlo anche in paesi che non sono il mio.
Alla distribuzione, quale che sia, interessa svuotare gli scaffali e far ruotare la merce: che cosa ci sia sopra è irrilevante, basta che produca margini interessanti e piaccia ai clienti.


Capito la lezione?

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