Un blog per vendere all'estero

Vendere all'estero è una grande opportunità per le aziende italiane, tutte, specie quelle artigianali, piccole e medie.
In questo blog lavoreremo insieme per trovare la strada migliore e avere successo con facilità.

Tra vent’anni sarai più deluso delle cose che non hai fatto che di quelle che hai fatto. E allora molla gli ormeggi. Lascia i porti sicuri. Lascia che gli alisei riempiano le tue vele. Esplora. Sogna

Mark Twain.


lunedì 30 marzo 2015

8+1 lezioni da una missione commerciale all'estero




Missione internazionale organizzata da ICE, Confindustria e altre istituzioni italiane. Un gruppo di una sessantina di aziende nel campo agroalimentare. Insieme una settimana attraverso il Canada: da Toronto a Vancouver via Montreal.
Che cosa si può imparare da una esperienza di questo genere?

Ecco gli 8 +1 punti chiave:

1.     leggi il mercato
2.     impara dagli altri
3.     progetta la collaborazione
4.     tessi reti
5.     posiziona l’esperienza in un progetto
6.     capisci le città e la gente
7.     verifica i tuoi prodotti e il tuo approccio
8.     elenca quello che hai imparato

Una battuta per illustrarli meglio uno per uno

1. Leggi il mercato: non pensare di conquistare il mondo se non sei pronto a capire gusti e culture e ad adattare il tuo prodotto al paese in cui vuoi sbarcare, dal packaging al gusto tutto va ripensato.

2. Impara dagli altri: senza umiltà non c’è crescita, se vuoi ottenere il successo guardati in giro, analizza che cosa fanno gli altri, impara e adattalo al tuo mondo.

3. Progetta la collaborazione: se non sei un colosso da solo è più difficile, non c’è nulla di male nel collaborare con altri, trova il terreno comune, che sia la logistica, la completezza dell’offerta o quello che serve per quel particolare mercato

4. Tessi reti: anche con i concorrenti, che poi in un mercato globale pensi siano davvero tali? Credo nella trasparenza e nella possibilità di scambiare idee ed informazioni. Chi l’ha fatto ha sempre avuto successo.

5. Posizione l’esperienza in un progetto: c’è sempre bisogno di una strategia, di un piano ampio, nel quale porre come una tessera ciò che hai imparato. Non si può vivere solo per istanti.

6. Capisci le città e la gente: il mondo è fatto di città, ho visto comportamenti molto differenti tra Toronto e Vancouver, dobbiamo capire queste diversità; il mondo non è uniforme anche se sembra, nella medesima nazione i comportamenti possono essere differenti, se non riesci a comprenderli difficilmente ce la puoi fare.

7. Verifica i tuoi prodotti e il tuo approccio: una strategia deve essere adatta al paese in cui vuoi esportare, non pensarne una sola a tavolino per il mondo e irrigidirti su questa.

8. Elenca quello che hai imparato: ogni trasferta insegna, se solo hai tempo e voglia per capire che cosa ha funzionato e che cosa no. Se non ti fermi a riflettere hai sprecato buona parte della tua esperienza.

E il punto +1?

Semplice: se non ti muovi dalla tua sedia e non vai in giro, investendo sul tuo futuro, non ottieni nulla.

sabato 21 marzo 2015

Che cosa è l'esperienza oggi? Cosa mi serve per raggiungere i miei obiettivi?



Che cosa è l’esperienza? Che cosa serve oggi per risolvere i problemi?
Il mondo è cambiato: siamo in presenza di una accelerazione continua esponenziale. L’esperienza non è più quella competenza che permette di affrontare un problema perché l’ho già risolto in passato. Un tempo era così: la persona esperta era quella che aveva già affrontato quell’ostacolo e l’aveva superato.

Oggi non più.
Oggi ci troviamo ogni giorno ad affrontare problemi mai visti primi.

E quindi l’esperienza non consiste nel “l’ho già risolto” ma nell’attingere ad un bagaglio di storie pregresse per tirare fuori da questa biblioteca una soluzione nuova. È la somma di “già fatto” e “non ancora”, è una intuizione che si costruisce sulla montagna di precedenti problemi.

Ecco perché spesso e volentieri la soluzione ad un problema oggi viene da chi ha vissuto trasversalmente in più settori e posizioni che non da chi è sempre stato in quel mondo.

Ecco perché le aziende propongono ai propri talenti carriere trasversali e non più verticali.

Ecco perché è meglio affidasi ad un consulente che ha lavorato in molti settori piuttosto che in uno solo, se cerchi chi ti aiuti a definire strategie e non chi ti risolva problemi tattici.


sabato 14 marzo 2015

Le quattro domande per migliorare giorno dopo giorno



Leggo questo bel post di pedagogia che riporta le quattro domande che bisognerebbe fare ai propri figli piccoli prima di andare a letto. Sono le domande che Silvia Lonardo di cuoredimamma rivolge ogni sera al piccolo Daniel.

1) Cosa abbiamo fatto oggi?
2) Qual è la cosa che ti ha reso più felice?
3) Qual è la cosa che ti è piaciuta di meno?
4) Cos’hai imparato di nuovo oggi?

E scatta subito la riflessione: quali sono le quattro domande che ognuno di noi, riferendosi alla propria professione, dovrebbe porsi ogni sera per capire che cosa gli ha portato quel giorno? Perché dentro ogni giorno c’è un senso e una lezione. E se non ci fermiamo a riflettere ce la perdiamo. Prendi qualche tempo fa, c’era il rischio che perdessi un cliente importate. Prima mi sono arrabbiato, poi depresso, infine mi sono chiesto che cosa potevo imparare. E la risposta è stata che non ti devi mai adagiare, mai ritenere che tutto è compiuto, che ha raggiunto la stabilità. Non esiste più la stabilità in questa epoca. E quindi mi sono rimesso sotto a cercare nuovi clienti. Una delle regole della negoziazione ti suggerisce proprio questo: se hai alternative negozi meglio, se sei con le spalle al muro sei fritto.

Quindi quali possono essere le quattro domande che ogni professionista o imprenditore si può porre?
Ecco la mia proposta

1) Cosa ho fatto oggi per rendere il mio “brand” più forte?
2) Qual è la cosa che mi ha avvicinato di più al tuo mercato ?
3) Qual è la cosa che mi è piaciuta di meno, l’errore che penso di avere commesso?
4) Cos’ho imparato di nuovo oggi?



E voi che domande proponete?

venerdì 6 marzo 2015

8 domande per migliorare la propria esperienza in fiera


Ho incontrato una persona speciale, una artista che farà strada perché ha una dote fondamentale della quale abbiamo parlato di recente. Certo: possiede anche ottimo gusto e grande creatività, disegna e realizza gioielli decisamente originali e moderni, capaci di coniugare tradizione e innovazione nel migliore dei modi, sicuramente migliore di quanto non sia stato capace io di descriverli.
È stata di recedente ad una fiera in Germania ed è tornata con qualche contatto e molta esperienza e soprattutto con una lunga lista di cose da migliorare.
Perché senza umiltà, è questa la dote di cui parlavo, non si fa strada.
Nazzarena Lucidi, questo è il suo nome, ha compreso bene che la situazione che stava vivendo era comunque una occasione per migliorare il suo modo di conquistare il mercato. E mi ha inviato una lunga riflessione indicando che cosa aveva funzionato e che cosa a suo parere poteva essere sensibilmente migliorato.
Abbiamo iniziato a lavorare insieme su come poter preparare al meglio la prossima fiera e come poter approcciare il mercato nel frattempo.
Ad esempio personalizzando la sua produzione di smalti: oggi è possibile ad ogni mamma indossare un anello, un pendente o degli orecchini disegnanti… da suo cucciolo. Nazzarena può ricavare un gioiello partendo da un disegno fatto da tuo figlio. Vuoi non sfoggiare al dito o al petto una gioia disegnata esclusivamente per te dal tuo piccolo?
La grandezza di Nazzarena sta nell’aver compreso che si è protagonisti dei propri successi, e che si può sempre fare meglio. Quanto ne ho sentiti che di ritorno da fiere o da negoziazioni, fallite miseramente, invece di chiedersi “che cosa ho imparato da questa vicenda?” –e si impara più dagli errori che dai trionfi. “No pain no gain” dicono gli americani- si lamentavano del mondo asserendo di non aver commesso nessuno sbaglio. Impossibile apprendere dunque.  Impossibile migliorare.
Veniamo a qualche cosa di molto concreto: quali sono le domande che Nazzarena si è posta e che possono essere utili per tutti per capire come migliorare l’esperienza in fiera?
Eccone alcune, per riservatezza condivido ovviamente solo le domande, che poi sono l’essenza e la parte importante:

1.     Ho scelto il padiglione giusto? In base a quali considerazioni’
2.     Ho scelto lo stand giusto? Che messaggio volevo trasmettere?
3.     Tutte le mie linee di prodotto sono adatte alla manifestazione?
4.     Come faccio a migliorare l’interazione con il pubblico?
5.     Come faccio ad attirare visitatori nello stand con una azione preliminare?
6.     Che strumenti usare per comunicare il mio messaggio ai visitatori?
7.     Ho compreso bene quale sia il cliente ideale di ogni mia linea?
8.     Come posso interagire al meglio con i social media durante l’evento?



Visitate il sito e la pagina Facebook di Nazzarena, ne vale la pena!

domenica 1 marzo 2015

Made in Italy: si riparte. 5 domande per non perdere il treno





Il Made in Italy riparte: in tutti i sensi.
Viene dato il via libera al piano di sviluppo che mette e disposizione oltre 200 milioni in tre anni per favorire le PMI e aiutarle nell’export e per aprire strade verso nuovi mercati.
Non solo, l’indice della fiducia delle imprese e quello dei consumatori cresce nettamente raggiungendo valori non toccati dal 2002. E come lo fa? Grazie ai marchi del Made in Italy soprattutto.
I marchi, già. Investire sul marchio e non solo sui prodotti. Non c’è altra strada oggi.
Senza un adeguato marketing non si fa strada. Mi spiace doverlo ribadire con grande energia. Ma i dati lo dimostrano.
Non basta più l’intuizione, il prodotto.
Serve una forte azione di comunicazione per far capire come ci si differenzia dagli altri. Questo è marchio, questo è brand: la forza dei propri valori e delle proprie competenze.
E tu che cosa stai facendo per far capire al tuo mercato quale sia la tua forza?
Conosci la tua forza?
Sai quale sia la tua differenza?
Sai perché dovrebbero scegliere te invece che un concorrente?

Come fai ad aiutare i tuoi clienti a ottenere ciò che vogliono?