Descrivere Tiziana Ciacciofera è
molto complesso: la sua esperienza professionale non può catturarla e
costringerla dentro una etichetta, per quanto eccellente. Direi che è soprattutto
donna di passioni vere, sincere, il sangue della sua Sicilia le scorre dentro
forte per darle caparbietà; ma non solo: è donna saggia, sensibile, arguta.
Dopo aver per anni dedicato il suo impegno a The Italian
Cultural & Community Center di Houston, con risultati eccellenti
tra i quali cito solo come esempio la scuola di cucina italiana per bambini che
l’ha trasformata in una star delle televisioni texane, da poco ha accettato
nuove sfide e si è lanciata in nuove avventure con Lombardi
Family Concepts Restaurants, divenendo anche
responsabile per le relazioni con l’estero di Scelte di Gusto - Periodico di Informazione di
Enogastronomia (qui il suo primo contributo).
Approfitto della sua grande esperienza del mercato americano per farci
aiutare a capire come arrivare ad esportare con successo in terra statunitense
Buongiorno Tiziana, hai sviluppato una grande esperienza nel mondo
americano in particolare per comprendere quali sia la percezione che gli
americani hanno dell’Italia, della nostra cultura, dei nostri prodotti: come ci vedono gli americani? Che cosa
apprezzano di noi? Che cosa invece li spaventa?
La mia esperienza Americana
comincia 5 anni fa quando a mio marito venne proposto di dirigere i laboratori
di terapie cellulari dell’Università del Texas a Houston. Arrivata a Houston,
venni assunta come Direttore dei programmi e del marketing del Centro di
Cultura Italiana, piccola associazione Italo-Americana che oggi conta al suo
attivo 500 membri e che ho diretto sino a fine Gennaio di quest’anno. Dal primo
Febbraio sono il Manager di un ristorante Italiano, Taverna, che aprirà i
battenti a Houston a metà Aprile e appartenente ad un collosso della
ristorazione Italiana in Texas, la Lombardi Family Concepts.
La direzione del Centro è stata
soprattutto una sfida con me stessa. Riuscire a far convivere la cultura
Italo-Americana con quella Italiana e piazzare sul mercato locale il Centro Culturale
come tra i più attivi negli USA, non è stato affatto semplice.
Gli stereotipi metropolitani che
ruotano intorno alla cultura Italiana e agli Italiani sono difficili da sradicare,
in quanto ciò che percepiscono di noi è legato più alla cultura Italo-Americana
che alla cultura Italiana. Con molta determinazione e tanta tenacia ho provato
ad educare il mio pubblico verso ciò che è autentico Italiano, delineando un
confine netto da ciò che non lo è. Negli ultimi anni, si è riscontrato un
inversione di tendenza e il consumatore americano ha iniziato sempre più a
comprendere e conoscere l’Italia vera ed i suoi prodotti. L’Americano oggi
viaggia tanto e questo lo rende sempre più consapevole della cultura e dei
prodotti autentici Italiani, che poi ricerca sul territorio. Di noi, sicuramente
amano la creatività ma li spaventa la nostra inaffidabilità.
Il cibo è sicuramente una delle eccellenze di casa nostra, come è possibile
promuovere oggi questo particolare settore senza finire nel copiare in qualche
modo il progetto di Eataly?
Negli ultimi anni si è riscontrato
un crescente aumento nelle esportazioni dell’agroalimentare verso il mercato americano.
La richiesta del Made in Italy è molto cresciuta nei mercati meno noti degli
Stati Americani. Ciò è avvenuto, ad esempio, in Texas. Il settore della ristorazione
è di certo la miglior vetrina per i nostri prodotti. Indubbiamente occorrerebbe
una maggiore sinergia tra gli enti
Italiani preposti all’internazionalizzazione dei nostri prodotti e gli
operatori di settore distribuiti sul territorio americano. Ad esempio, si potrebbero lanciare delle
campagne promozionali presso ristoranti autentici Italiani nei quali, in determinati
periodi dell’anno, vengano proposti menù dedicati a
specifiche produzioni regionali con abbinamento di vini selezionati nella
stessa regione. Questo aiuterebbe ad educare il consumatore alla conoscenza del
prodotto autentico e a renderlo capace di distinguerlo dalle molte imitazioni
di prodotti presenti sugli scaffali della grande distribuzione, oltre che ad
aumentarne sensibilmente la richiesta.
Che cosa chiedono i clienti americani ad un ristorante italiano sul loro
territorio?
Affidabilità, autenticità, originalità,
attenzione al cliente e lista dei vini quanto più variegata possibile. Queste,
ad esempio, sono le caratteristiche che hanno portato al successo Alberto
Lombardi e la Lombardi Family Concepts.
Che cosa chiede un ristorante italiano in America ai propri fornitori?
Varietà nella scelta dei
prodotti, preferibilmente di nicchia, qualità e puntualità nelle consegne.
Com’è possibile per un’azienda agroalimentare di casa nostra cercare di
vendere i propri prodotti negli Stati Uniti?
Vi sono diverse realtà pubbliche
e private che si occupano di promozione all'estero e di internazionalizzazione
delle imprese italiane. Se fossi
un produttore interessato ad esplorare i mercati esteri, sicuramente
parteciperei a fiere o eventi per far provare il prodotto e verificarne la
risposta del consumatore.
Si parla molto oggi di Storytelling: quanto è realmente importante
raccontare la propria storia, averne una innanzitutto e poi saperla raccontare,
per fare colpo su clienti americani?
Devi essere un bravo comunicatore
per far colpo sui clienti americani, perché non basta avere una storia
interessante da raccontare. È come la racconti che fa la grande differenza.
Che cosa consiglieresti ad un’azienda italiana che volesse esportare negli Stati
Uniti i propri prodotti: da dove cominciare? Quali errori non commettere? Quali
elementi invece non vanno trascurati assolutamente?
Un elemento che non va trascurato
prima di lanciarsi in qualsiasi mercato estero, è un’attenta ricerca di mercato
mirata alla tipologia di prodotto che si vuole esportare nello specifico
territorio. Mi rivolgerei ad esperti di settore che possano seguire tutta la
burocrazia legata all’etichettatura e alle certificazioni richieste dalla
legislazione locale in materia di agroalimentare, e possibilmente ad
imprenditori che già sono presenti con i loro prodotti sul mercato locale. Insomma,
farei frutto delle loro esperienze per minimizzare il rischio.
Si ringrazia Rovo per la concessione delle foto
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