Enrico
Furia accademico e curatore
del portale Aneddotica Magazine
aiuta la aziende italiane a esportare nei mercati dell’est Europeo con particolare
riferimento ai paesi del Baltico. Gli ho rivolto alcune domande sulla sua
attività, sull’export e sulle possibilità per le nostre PMI di allargare la
loro penetrazione fuori dai confini nazionali.
Quale tipo di sostegno offre alle aziende per aiutarle
ad esportare?
Innanzitutto l’azienda, grande o
piccolissima deve imparare ad internazionalizzarsi, che non è solo vendere
fuori del proprio Stato, ma collocarsi fuori dal proprio Stato, e mettere in
competizione tra loro tutte le opportunità che una vera internazionalizzazione
concede. Questa è la vera rivoluzione silenziosa che l’imprenditoria deve
compiere, la vera cultura imprenditoriale che vogliamo diffondere.
Direttamente, o tramite aziende
collegate, possiamo offrire al cliente ogni tipo di aiuto, dal marketing inteso
come analisi del mix di domanda e come capacità dell’azienda di dare risposte,
all’innovazione di prodotto intesa sia come nuova tecnologia o nuovo uso del
prodotto stesso.
Aiutiamo le imprese nello
start-up, nel consolidamento o ristrutturazione, nella crescita del profitto,
come indice di valore dell’utilità dei loro prodotti con strumenti finanziari
Della U.E., locali, e di venture o financial capital.
Offriamo aiuto nel migliorare la
produzione, la qualità, le relazioni umane aziendali e con l’esterno, e
l’efficienza di tutte quelle azioni che servono per adeguarsi ai nuovi mercati.
Offriamo assistenza contabile e fiscale tramite professionisti locali.
Offriamo al cliente contatti con
nuovi clienti sia per la vendita con scambio di moneta sia in barter.
Qual è il profilo della azienda PMI italiana che oggi
dovrebbe pensare seriamente all'export?
Tutte le aziende devono poter
esportare, ma soprattutto internazionalizzarsi nel senso prima espresso. Il
barista ad esempio e tutte le attività stagionali in generale possono
esercitare il loro mestiere all’estero e fermarsi o continuare in patria a
stagione finita. La PMI si stabilisce, così, in un regime più favorevole e da li continua a lavorare in
piena libertà anche in Italia. La grande impresa diventa multinazionale quando
stabilisce uno o più regime favorevole quale sede dei propri affari.
Nella sua esperienza quali sono i più frequenti errori
delle PMI che vogliono esportare?
La qualità italiana è
riconosciuta ed imitata in tutto il mondo. Il “made in Italy” comunque, non
deve indicare solo che un prodotto è fatto in Italia, ma che è fatto con la
“qualità italiana”, anche se fatto in un altro qualsiasi luogo geografico fuori
dell’Italia. Troppe PMI (costruzioni, artigianato, commercio, servizi)
rimangono dell’idea “apro bottega ed appendo il cappello, aspettando il
cliente”. Questa mentalità non ripaga più. Non si può esportare con la
mentalità del muratore, del fabbro, del bottegaio, dell’avvocato o del notaio.
Quali di questi NON vanno commessi assolutamente?
Aprire bottega, appendere il
cappello ed aspettare il cliente.
Che cosa dovrebbe invece fare una azienda che vuole
esportare? ci può dare i 5 punti chiave?
Usare il marketing come filosofia
d’impresa, sia nella sua forma di marketing mix per le aziende di manifattura,
sia nella forma di marketing max per le aziende di know-how.
Il corridoio del Baltico: perché è interessante? ha
qualche dato che aiuta a capire il valore di questo mercato?
Le merci, che entrano nel
Mediterraneo da Suez, impiegano cinque giorni in meno ad arrivare al Baltico
passando dal corridoio adriatico. In Italia invece si continua con la TAV
Lione-Torino solo per distribuire mazzette e non per un vero e proprio valore
economico. Il corridoio adriatico per il Baltico coinvolge sette paesi sovrani
in via di sviluppo, ben dieci se includiamo anche Italia, Grecia e Turchia, e
ben quindici se includiamo anche Austria,l Ungheria, Rep. Ceca, Slovacchia e
Germania. Si tratta di un’area di ben 250 milioni di persone.
Quali prodotti hanno maggior mercato in quelle aree?
I prodotti di qualità. Ferrero
vende in tutto il mondo non per il prezzo, ma per la sua qualità. Lasciate il
prezzo ai Cinesi che, primo o poi pagheranno amaramente la loro politica
economica e commerciale.
Che cosa viene apprezzato dell'italianità?
La qualità, lo stile, la
fantasia, l’estro.
Come parlare a questi mercati?
Questi mercati conoscono già
tutto dell’Italia. In Albania parlano tutti italiano perché vedono solo la TV
italiana. In Croazia la mortadella è più buona che a Bologna. In Montenegro i
bimbi aprono tutti con stupore e voglia l’ovetto Kinder. Non c’è bisogno di
parlare, ma di approfittare della loro voglia di collaborare con le imprese
italiane. In questi paesi la criminalità è quasi inesistente perché i loro
delinquenti sono già tutti in Italia da tempo.
Il suo
portale è molto interessante e ampio: quali sono i temi che tratta con
maggiore frequenza?
Trattiamo soprattutto della
“razionalità del comportamento umano nella produzione e nel consumo”, argomenti
che la “sedicente scienza economica” confina solo nell’insulso “profitto
monetario” creando perfino contraddizioni logiche.
Come siamo visti all'estero secondo lei?
Benissimo e con amore quando ci
comportiamo da persone serie, con disprezzo quando ci comportiamo da idioti.
Quali altri mercati segue? quali altri aree
geografiche andrebbero oggi privilegiate?
Tutte quelle aree
dove esiste ancora l’impegno sociale, l’etica aziendale, l’amore per il
prossimo: vale a dire tutti quei valori che hanno fatto grande l’imprenditoria
italiana oggi mortificata da profittatori finanziari, politici nullafacenti e
nullavolentifare.Il mercato del baltico
Nessun commento:
Posta un commento