Come sconfiggere la crisi? Come superare questa depressione
che va ben oltre la tenuta della propria azienda, arriva a sfidare il valore
della vita, propone confronti profondamente sbagliati contrapponendo dignità ed
esistenza come se una negasse l’altra?
Oggi è bene portare degli esempi di chi ce l’ha fatta e
cercare di capire come prendere esempio da loro. Infatti Radio24 da mesi cerca
di proporre qualche scintilla che illumini il buio nel quale precipitano prima
la mente, poi il cuore, poi la volontà finendo per condurre ad una disperazione
dalla quale si pensa di non poter mai uscire se non con un gesto estremo.
Il raggio più potente è quello che consiglia di sedersi e
guardare fuori dal proprio finestrino, con l’aiuto di altri, per provare a
vedere la situazione con occhi diversi, non resi cisposi dal terrore, farsi
aiutare a trovare nuove strade.
Nel confermare la mia disponibilità a dare questo aiuto, con
gratuità e condivisione nei limiti delle mie possibilità, voglio offrire oggi
questi esempi.
Il primo viene da lontano, da quell’Argentina che ha vissuto
una crisi ben peggiore della nostra dove il conte
filosofo Nicolò Branca riuscì a non licenziare nessuno dopo aver impiantato
nuovi stabilimenti inaugurati proprio alla vigilia dello scoppio della
depressione economica.
Questo articolo
ci presenta una manciata di aziende virtuose, capaci di tirare fuori
attributi ed idee per superare la stagnazione nazionale vendendo all’estero.
L’articolo di Dario di Vico ci aiuta a scoprire come queste aziende siano state
capaci di uscire dalle sabbie mobili.
Per finire l’intervista
di Daniele Manca a Luciano Benetton, che nel passare il testimone al figlio
propone una serie di consigli preziosi per definire strategie vincenti e sbloccare
quella interruzione di idee che il timore di non farcela in genere produce.
Suggerirei di cercare idee anche in questi post del mio
altro blog che si focalizza sulla vendita, sull’uso creativo dei mezzi
informatici ad esempio.
grazie per aver aperto una finestra dando luce ad esempi impeccabili e di certo pieni di spunti di riflessioni positive e motivanti, ma onestamente sono così lontani dalla realtà in cui viviamo. Ci hanno e ci stanno levando la possibilità di pensare a lungo termine, e ci impongono il ruolo di "eterni adolescenti" aspettando Godot che non arriva mai...Mettere in discussione la propria vita per questo sistema mi sembra davvero eccessivo, ma lottare quotidianamente con la precarietà e l'instabilità mi sembra altrettanto crudele. E intanto l'ansia ci divora e pur essendo parecchio occupati, le preoccupazioni non mancano. Vivere alla giornata è contro natura, contro la natura dell'uomo che si proietta nella costruzione di un mondo migliore per sè e per i propri figli.
RispondiEliminaGrazie Francesca per questo suo pensiero, così intenso e sentito.
RispondiEliminaMi rendo conto che queste idee, questo post non siano che una piccola goccia, un minuscolo sassolino,
un sussurro nella tempesta, e che le difficoltà che in molti affrontate sono ben più fuoco e vento.
Ecco, volevo soltanto mostrare un riflesso di empatia, che non posso neppure dire di capire cosa si prova. Un modo per appoggiare una mano sulla spalla e lasciarla lì, per dire che ci sono, e se posso fare qualche cosa, ci metterò la faccia e il cuore.
Grazie per la sua pazienza.
E' vero vivere alla giornata è contro natura, e io credo che ci sia comunque sempre il modo per spremere fuori dal quotidiano, insieme a lacrime e sangue, quel senso, quella luce che ci tiene come un filo appesi al cielo, mai disgiunti dalla speranza.
Paolo